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Un rinnovamento lungo un chilometro

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Il “serpentone” di Corviale tenta la via del rinnovamento sostenibile e della riqualificazione, dopo essere stato il simbolo del degrado urbano

Per i romani, assieme al quartiere di Tor Bella Monaca, Corviale – l’edificio lungo oltre un chilometro sorto negli anni settanta alla periferia della Capitale – è simbolo del degrado urbano derivato dall’edilizia pubblica, ma oggi questo “ingombrante” intervento architettonico potrebbe essere a un punto di svolta. L’Ater, Azienda territoriale per l’edilizia residenziale del Comune di Roma, infatti ha deciso di mettere in campo una serie di attività e azioni per il recupero dello stabile, che in realtà è un intero quartiere.

«Il nuovo ambizioso progetto, dall’alto contenuto innovativo, è stato proposto dall’Universitá del Molise, capofila di una decina di laboratori universitari nazionali in una rete di ricerca in continua espansione – ha detto il direttore dell’Ater Roma, Renato Panella, presentando il progetto – Attraverso la firma della convenzione Corviale Expo, avvenuta lo scorso 7 marzo 2013, è iniziata la selezione degli enti di ricerca, supportati da fondi pubblici e aziende, per sperimentare moduli di verde pensile, serre idroponiche fotovoltaiche per produrre alimenti ed energia, laboratori per riciclare materiali, monitorare consumi e salute, artigianato digitale, formazione a distanza».

Il “serpentone”, così lo soprannominano i romani che gli imputano anche la mai verificata responsabilità di aver ridotto lo storico Ponentino, ossia il vento serale che rinfresca le serate estive della Capitale, dall’ottobre 2012 è stato riconosciuto dal ministero dei Beni Culturali come Distretto della Cultura dell’Arte dello Sport e dell’Ambiente.

Uno degli obiettivi più interessanti del progetto è quello di “ristrutturare” il tetto dell’edificio trasformando il lastrico solare in una serie ininterrotta di giardini e orti pensili che dovrebbero, secondo Ater, «contribuire positivamente alla salute dell’ecosistema cittadino».

«La prima fase – aggiunge Panella – prevede parallelamente il concorso a progetti sperimentali e la sperimentazione preventiva in tutte le regioni, coordinate da Unimol, nei laboratori e sui tetti delle aziende di edilizia residenziale pubblica locali. I moduli promossi saliranno sul tetto di Corviale per creare un vero e proprio Expò da collegare interattivamente con l’Esposizione Universale di Milano 2015». L’intenzione è quella di utilizzare l’edificio sulla falsariga di esperienze già sperimentate in grandi città come Parigi e New York, dove in quest’ultima si stanno recuperando a verde pubblico le linee aeree dismesse della metropolitana, declinandole in base alla cultura e al clima mediterraneo.

«Parte ora un vero laboratorio partecipato da universitá, associazioni e imprese, messo in moto con il MediterRaid 2011 e che, una tappa dopo l’altra, continua a mettere a segno obiettivi sempre piú ambiziosi, grazie al mix di economia e velocitá, degli strumenti di cooptazione e comunicazione digitale e di forza ed empatia, dei tradizionali rapporti sociali diretti», conclude Panella.

S. Ferraris

Tekneco

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