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Corviale Domani interviene al seminario sull’amministratore di strada


La casa è diventata, sia per i condomini che per i piccoli proprietari, da fonte di stabilità economica a fonte di povertà. Oggi gli amministratori di condominio sono solo dei ragionieri del dare. Tutto il nostro mondo è cambiato, dal telefono al computer all’auto, solo la casa è rimasta la stessa. Oggi anche la casa può cambiare e, diventando tecnologica, cambiare da fonte di povertà a fonte di reddito dall’energia agli orti urbani. Per fare questo è necessario che gli amministratori da ragionieri diventino davvero amministratori anche di fatto e non solo di nome.

link ai materiali del seminario




Da Corviale a questione nazionale: la povertà energetica degli inquilini IACP-ERP

Dai temi del workshop del 4 dicembre cominciamo ad approfondire la questione nazionale della povertà energetica degli inquilini pubblici con gli assessori alla casa di quattro regioni.

Insieme all’Unione Nazionale Inquilini Ambiente e Territorio e a Spiazziamoli rete antimafia e per un nuovo welfare affrontiamo un tema che riguarda l’esercizio attivo dei diritti di cittadinanza altrimenti esclusi dal programma di miglioramento ambientale.

Un secondo approfondimento è in preparazione sui temi dello Smart Building e dello Smart Community con l’obiettivo di promuovere cooperative tra abitanti dei quadranti urbani interessati alla funzione manutentiva dell’edilizia pubblica utilizzando gli incentivi energetici attualmente previsti e per questa via favorire la costituzione di ESCO.

A fine lavori è previsto un aperitivo “biologico”

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Programma

Introduzione

Comunicato Stampa

LA POVERTÀ ENERGETICA DEGLI INQUILINI IACP-ERP

L’iniziativa è orientata a dare evidenza degli ostacoli sociali, tecnici e di mercato che, se non rimossi, impediscono ai cittadini europei di partecipare consapevolmente e attivamente all’obiettivo di miglioramento ambientale e di risparmio energetico promosso dal Parlamento europeo con il programma “Horizon 2020”.

In Europa lo stock immobiliare, inefficiente ed energivoro, costituisce una grave e costante minaccia alla salvaguardia ambientale. Per il loro fabbisogno di energia nella maggior parte dei casi si fa continuamente ricorso a fonti energetiche provenienti dalla filiera fossile. Questo tema rappresenta una delle sfide più impegnative da affrontare e le tecnologie ICT, se diffuse a tutti gli strati sociali, possono dare un forte contributo alla realizzazione dell’obiettivo. La sostituzione di tecnologie mature ad elevato impatto ambientale con le più recenti tecnologie energetiche costituisce una necessaria programmazione industriale e politica.

La crisi economica, ancora in corso in molti Paesi, e i recenti ingressi dei Paesi dell’Est nell’Unione Europea, con stock immobiliari fortemente energivori, hanno reso ancor più urgente intervenire a favore dell’efficientamento energetico degli immobili per garantire il raggiungimento dell’obiettivo ambientale previsto dal Programma Horizon 2020. Il potenziamento dell’informazione, della diffusione di conoscenze e delle migliori pratiche può costituire uno strumento utile e redditizio nella lotta agli sprechi di energia e all’uso consapevole delle fonti energetiche.

Infatti enormi masse di cittadini (in Italia circa 16 milioni e in Europa sono complessivamente 120 milioni i cittadini che vivono sotto la soglia di povertà) (*) pur avendo una spiccata sensibilità ambientale e un forte senso civico rischiano di rimanere esclusi dai programmi politici di miglioramento ambientale promossi dall’Europa, per il semplice fatto che non hanno redditi sufficienti per investire in tecnologie di efficientamento energetico degli immobili sia di proprietà sia in affitto. Si tratta di gruppi sociali resi incapienti dalla perdita di occupazione e sono già a rischio di esclusione da qualsiasi programma di miglioramento della società europea incluso l’obiettivo di efficientamento della loro casa, ammesso che ce l’abbiano. Inoltre i livelli di vetustità dello stock immobiliare e i dati sui livelli medi di reddito dei cittadini ci informano che il Programma “Horizon 2020” rischia di essere messo in atto solo da pochi e fortunati possessori di case. A tutto ciò aggiungiamo che il perdurare di politiche di austerity, sempre chieste dalla stessa Europa, e la scarsezza di risorse disponibili non incentiva l’investimento finanziario nella rigenerazione urbana e nell’efficientamento del parco immobiliare esistente. Alla luce di quanto precedentemente considerato possiamo affermare che allo stato attuale per milioni di cittadini italiani e europei gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione e alla partecipazione fattiva del programma di miglioramento ambientale europeo sono molti e concreti. Tuttavia riteniamo che alla portata dei nostri amministratori vi siano soluzioni sostenibili sia in termini culturali sia in termini di innovazione tecnologica per dare risposta al secondo Comma dell’art. 3 della nostra Costituzione “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” . I proponenti pensano che sia indispensabile rimuovere soprattutto gli ostacoli che impediscono agli inquilini degli immobili pubblici di partecipare al miglioramento ambientale. Immaginiamo che con interventi mirati a favore dei cittadini svantaggiati, resi vulnerabili dalla decadenza economica dei propri territori, si possano sperimentare forme di riscatto sociale e di riqualificazione urbana, il tutto a vantaggio della causa ambientale.

A nostro avviso il primo ostacolo è costituito dalla mancanza di informazioni sui comportamenti “efficienti”. La lotta agli sprechi, che i cittadini poveri possono mettere in atto in ambito domestico, può contribuire in modo soddisfacente a ridurre il consumo di energia e migliorare il loro bilancio familiare. Questo è possibile con appropriate campagne informative e formative basate anche sull’uso e diffusione della tecnologia digitale, che immaginiamo possa trovare impiego nell’ammodernamento impiantistico degli immobili pubblici.

Il secondo ostacolo è rappresentato dalla asimmetria contrattuale tra erogatore dei servizi energetici e consumatore che rende quest’ultimo privo di soggettività riducendo il suo ruolo a semplice pagatore di bollette di cui conosce l’entità e forse la qualità dei consumi soltanto alla data di scadenza. Crediamo fortemente che la costituzione di Esco (**) possa rendere il mercato più elastico nel rapporto tra domanda e offerta misurando anche la qualità del servizio oltre che il mix delle fonti energetiche.

Il terzo è individuabile nella lotta agli oligopoli delle industrie energetiche che rendono la fornitura di energia per uso domestico più costosa che per fini industriali in termini di ritorno dei benefici ambientali. Pensiamo che come è successo per la telefonia anche per il settore energetico si possa passare ad un’offerta di “energia prepagata”. Dall’uso continuo e inconsapevole all’uso necessario ed efficiente. In questo modo sarà possibile misurare anche il ritorno del beneficio ambientale rispetto all’Irpef pagata, indispensabile per sostenere gli investimenti in opere di bonifica e ripristino dei territori. Recenti studi sulla fiscalità ambientale(art. 15 Legge 23/2014) hanno messo in evidenza che il settore industriale italiano con 5 miliardi di gettito Irpef nell’anno 2013 ha generato costi ambientali pari a oltre 13 miliardi di Euro. Di converso le famiglie italiane con un gettito Irpef di 24,9 miliardi nell’anno 2013 hanno generato costi ambientali pari a circa 15 miliardi di Euro. E’ evidente che i costi ambientali creati dalle imprese sono a carico delle famiglie. Riteniamo indispensabile distinguere le responsabilità tra grandi consumatori di materie prime rinnovabili e non rinnovabili introducendo il principio di responsabilità oggettiva e fiscale per gli indifferibili interventi di bonifica ambientale.

Partendo dal riequilibrio dei fattori sopra indicati a nostro avviso si faciliterebbe l’esercizio attivo dei diritti di cittadinanza dei cittadini italiani e europei altrimenti esclusi dal programma di miglioramento ambientale. In ultimo pensiamo che l’Europa se vorrà continuare a puntare su politiche di equità e di inclusività nel mercato energetico dovrà affrontare con maggiore incisività alcuni nodi politici e tra questi, a nostro avviso, vi sono certamente quelli da noi trattati.

(*)     fonte Eurostat 2013

(**)   Energy saving company




Gli inquilini più disagiati

L’assenza della deroga per gli sfratti dalla legge finanziaria 192/2014 (milleproroghe 2015) consentirà ai proprietari di immobili che ne faranno richiesta di poter sfrattare gli inquilini con particolari disagi, pensionati – portatori di handicap – minori, che fino al 31/12/2014 venivano salvaguardati da questo rischio.
Ad oggi non esistono dati certi sul numero di sfratti per questa tipologia di inquilini, poiché erano tutelati dalla deroga.
Questi inquilini particolarmente disagiati andranno ad aggiungersi all’emergenza nazionale che consta al 2013 di circa 73.385 sentenze emesse di sfratto.
Per UNIAT aps​ è paradossale che in una fase di continua crescita del numero degli sfratti il Governo per esigenze di bilancio aggravi l’attuale situazione aggiungendo ulteriori tipologie di inquilini sfrattabili.
Inoltre va ricordato che gli inquilini precedentemente tutelati dalla deroga non sono morosi e pagano il 20% in più il canone di affitto a titolo di indennità di occupazione. Gli stessi proprietari di casa non hanno intimato loro lo sfratto per vendita dell’immobile o cessione dello stesso ai parenti di primo grado.
Quest’ultima tipologia di sfratto se voluta dal proprietario di casa poteva essere sempre garantita dalla legge e dal Prefetto.
Oggi per questa tipologia di inquilini, non morosi e con reddito superiore a 27.000 euro si aggiunge la beffa di vederli esclusi dalle coperture ​previste dai fondi affitto e morosità incolpevole, poiché per loro non ricorrono i  requisiti di accesso agli stessi​ e nella stragrande maggioranza sono anche esclusi dalle graduatorie per le assegnazioni degli immoblili pubblici (ex I.A.C.P, ATER , ALER …)​

La richiesta avanzata al Governo da UNIAT aps​, dalle associazioni degli inquilini e dall’Anci,​ per ottenere delle soluzioni che salvaguardino questa tipologia di inquilini dal rischio di sfratto ​non può essere schiacciata  sul piano della mera richiesta di soldi  piuttosto​, la richiesta, ​testimonia l’attenzione che le associazioni esprimono sul piano sociale per una migliore qualità di welfare e protezione delle famiglie.

Nel caso in cui il Governo non dovesse provvedere con atti solleciti, UNIAT ​aps ​e le altre organizzazioni​​, impegnate nella tutela dei cittadini più vulnerabili​, presenteranno ai Prefetti la richiesta di non concedere la forza pubblica a fronte di eventuali sfratti passati in esecuzione.

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Ex residence Roma: giù l’ecomostro al via riqualificazione del quartiere

Il progetto di recupero che entro marzo prenderà il via, è denominato «Corti Romane» e prevede oltre agli appartamenti, una palestra, un centro anziani, un polo culturale e un asilo nido. La Valle dei Casali sarà restituita ai residenti della zona

Ormai manca poco e con il nuovo anno, i residenti di Bravetta potranno finalmente assistere alla demolizione dei cinque palazzi dell’ex «residence della vergogna» al civico 415. Un progetto chiaro che punta a riqualificare non solo l’ecomostro abbandonato da anni, ma tutto il quartiere a partire proprio dagli spazi verdi della vicina Valle dei Casali, sulla quale si affacciano i cinque scheletri in cemento. Novanta mila metri cubi di area del costruttore Mezzaroma che, almeno sulla carta, saranno restituite alla cittadinanza con appartamenti ecosostenibili e servizi pubblici che oggi mancano nel quartiere.

L’ex residence Bravetta
L’ex residence Bravetta fu costruito negli anni settanta dal gruppo Mezzaroma e nel 1982 divenne sito da dedicare all’accoglienza temporanea per far fronte al problema del disagio abitativo dal Comune di Roma. Passata l’emergenza casa, molte delle famiglie furono poi trasferite negli alloggi popolari definitivi e il residence Bravetta divenne luogo di occupazioni abusive da parte di immigrati, rom e senza tetto che si organizzarono in vere e proprie comunità, spesso in conflitto tra loro. Nel 2007 con l’ordinanza n°59 si decretò lo sgombero del «Residence Roma» e si decise con la delibera 47/2007 firmata in accordo con la proprietà, di destinare parte della struttura a carattere residenziale e utile alla realizzazione di servizi essenziali per il quartiere.

«Corti romane»
Il progetto di recupero che entro marzo prenderà il via, è denominato «Corti Romane» e prevede oltre agli appartamenti, una palestra, un centro anziani, un polo culturale e un asilo nido, spazi comuni collocati in un progetto di massima che ridisegna l’intera zona e che ospiterà forse uffici del municipio e servizi che «non devono morire». Lo spiega in un’intervista a Corriere.it Barbara Mezzaroma che parla di «rigenerazione urbana che deve rivivere» e che purtroppo nella Capitale difficilmente trova spazio. «Negli anni non c’è stato nessuno stop al progetto» spiega Mezzaroma e ribadisce che la responsabilità sull’abbandono dei cinque scheletri in cemento è da attribuire soltanto alla burocrazia lenta che blocca l’attuazione delle convenzioni a Roma. «Ci vogliono cinque anni per una convenzione» continua Barbara Mezzaroma che in ogni caso, si complimenta con la politica locale che oggi, in maniera intelligente, ha deciso di aprire i rapporti con i privati per avviare dialoghi costruttivi.
Piano Valle dei Casali
«In Regione si sta votando il Piano d’assetto di Valle dei Casali» spiega Elio Tomassetti, consigliere del municipio XII, proprio perché parte dei servizi che rientrano nel piano di riqualificazione «Corti Romane» dovrebbero sorgere in un’area che si trova all’interno del perimetro di Valle dei Casali. Solo con l’approvazione del piano d’assetto di competenza della Regione Lazio, la proprietà e il municipio potranno avviare l’iter di recupero dell’intera area, che consentirà l’accesso alla Valle e restituirà quel verde pubblico occultato per anni dietro gli enormi scheletri grigi di cemento.

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Cenni storici

La Costituzione dell’Unione Nazionale Inquilini Ambiente e Territorio, con sigla UNIAT, risale al 10 ottobre 1984 data in cui la Segreteria Confederale UIL, in attuazione della delibera del Comitato Centrale del 10 settembre 1984, ha deciso lo scioglimento della UIL – Inquilini e la costituzione della nuova struttura.

Nelle originarie intenzioni l’UNIAT, oltre a raccogliere e rilanciare l’esperienza delle strutture UIL Inquilini, doveva costituire un momento federativo nel quale far confluire Associazioni ed Organizzazioni diverse, sia sul piano della difesa dell’ambiente e del territorio, sia su quello della tutela dei diritti degli inquilini. Dette strutture, pur essendo coordinate dalla nuova, avrebbero mantenuto una propria identità operativa.

Al termine di un triennio di attività sperimentale e di studio dei possibili compiti ed ambiti di competenza da assegnare alla nuova struttura, il Comitato Centrale della UIL del 11-13 Novembre 1987, con l’approvazione del primo statuto UNIAT, datata 13 Novembre 1987, assegna formalmente a questa struttura il compito di garantire, a tutti i lavoratori e cittadini, patrocinio ed assistenza su tutti e tre gli argomenti (sostanziando così il significato della sigla) ne individua la componente associativa (esclusivamente iscritti per scelta volontaria), definisce la articolazione organizzativa su tre livelli (Nazionale, Regionale, Provinciale) e gli organi di rappresentanza da eleggere nelle rispettive sedi congressuali.

I successivi statuti, approvati dalla Segreteria UIL su specifico mandato della Direzione, in data 08.11.1993 e 15.03.1994 e soprattutto quello ultimo approvato dalla Direzione UIL il 22.02.2000, modificano radicalmente questa impostazione ed oggi l’Associazione ha le seguenti caratteristiche:

  • E’ costituita per iniziativa della UIL, non ha momento congressuale, opera nell’ambito dell’azione e della politica della UIL sulla casa e tutela i diritti e gli interessi dei cittadini nel campo della locazione e dell’abitare in generale. Diventano quindi estremamente residuali le competenze dell’Associazione nei settori ambiente e territorio se non per quelle parti strettamente connesse alla condizione abitativa.
  • E’ composta:
    • Da soci costituenti (Segretari responsabili pro-tempore delle articolazioni confederali e categoriali, sia Nazionali sia Territoriali della UIL) con pari diritti e doveri degli iscritti;

    • Dagli iscritti;
    • Dai sostenitori ovvero persone fisiche rappresentanti di Enti ed Associazioni, persone giuridiche, Associazioni la cui richiesta di adesione sia accolta dall’Organizzazione.
  • Organizzativamente è articolata su tre livelli Nazionale, Regionale e Territoriale e, oltreché a livello nazionale, è presente su tutto il territorio con 20 Coordinamenti Regionali e 110 Strutture Territoriali con i rispettivi organismi di rappresentanza, i cui componenti, sono individuati su indicazione delle rispettive strutture confederali. Dal 1°  Gennaio 2006, per decisione assunta di concerto con la Segreteria UIL, si è provveduto ad uniformare la sigla (UNIAT UIL), la bandiera e il logo dell’Organizzazione a quelle della Confederazione.


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