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Piotta + Brusco – Live Villa Ada 2017

 

 Nel 2017 Tommaso e Giovanni o meglio Piotta e Brusco, la musica non è più un divertimento tra ragazzi, anche se lo spirito e l’amicizia sono rimasti tali,  hanno diviso il palco in un doppio concerto martedì 8 agosto.

 




Report Motta + Paolo Benvegnù – 25 Luglio 2017 – Villa Ada




Report Artù + Bugo – Villa Ada 2017

Definito negli anni con aggettivi ed etichette che hanno tentato di comprenderlo e collocarlo musicalmente, Bugo viene assorbito, tra tutti, dal termine “fantautore”. Durante il live Bugo ha proposto i suoi più grandi successi insieme ai brani di “Nessuna scala da Salire” il nuovo lavoro discografico (etichetta Carosello Records) uscito in anteprima in vinile il 15 aprile scorso. Scelta non convenzionale e rivoluzionaria che rispecchia a pieno lo spirito e lo stile del geniale cantautore che è stata ripagata immediatamente con un esordio da 1° posto nella classifica dei vinili più venduti. A distanza di una settimana dall’esordio in vinile l’album è uscito anche in cd e digitale. Anticipato dal singolo “Me la Godo”, l’album si compone di 12 tracce dallo stile originale e fresco, che confermano Bugo come uno degli artisti più interessanti della scena contemporanea italiana. 

Finalista di Musicultura, Artù sembra un personaggio di un altro mondo, fuori dagli schemi, un cane sciolto, schietto e sincero ma mai banale. Nel corso degli anni si è esibito in contesti sempre più prestigiosi, affiancando su grandi palchi artisti come Brunori Sas, Niccolò Fabi e Alessandro Mannarino. Con quest’ultimo è nato un legame artistico e di amicizia, che li ha condotti a comporre insieme il brano “Giulia domani si sposa” contenuto nel primo disco di Artù. Il cantautore romano, al secolo Alessio Dari, ha presentato al pubblico i brani del suo nuovo album “Tutto Passa”(pubblicato a maggio per Sony Music), con arrangiamenti studiati per l’occasione ma fedeli alle atmosfere aspre, amare e romantiche dei testi del disco, spaziando da un rock energico e graffiante che riprende a tratti un sound anni ’70 -’80, a ballad dalle sonorità romantiche, sempre in chiave rock.

 




Report live Diodato + Le Luci della Centrale Elettrica – Ex Dogana 2017




#Villa Ada incontra il mondo anche questa estate

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Anche questa stagione estiva 2017, Villa Ada incontra il mondo e la musica dell’estate romana.

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La ventiquattresima edizione di “Villa Ada Roma incontra il mondo – Villaggi possibili” è pronta. Dopo il successo dei Suicidal Tendencies del 3 luglio e la magica performance di Ani DiFranco che ha stregato il pubblico martedì scorso, il Festival torna ad animare le serate della Capitale fino al 14 agosto con la direzione artistica dell’Arci di Roma, che per oltre 20 anni si è impegnata a trasformare l’isola del laghetto di Villa Ada nel simbolo della cultura e dell’intrattenimento estivo romano. Per quarantuno giorni, sette giorni su sette, dal pomeriggio fino a tarda notte, il cuore verde di Roma batterà a ritmo di concerti, performance, dibattiti e degustazioni, con attività che spaziano dai campus estivi ai workshop. Senza dimenticare D’ADA Park, l’area ad accesso libero e gratuito con musica live, mostre e reading. Novità assoluta di quest’anno la proposta di numerosi spettacoli teatrali attraverso un’armonica unione tra teatro sperimentale, azioni performative, critica e impegno sociale. Un cartellone musicale selezionato con cura e attenzione, ma soprattutto un programma variegato e multidisciplinare che vuole mettere al centro la parola cultura, accessibile a tutti e con una convinta adesione alle logiche del no profit, è la spinta propulsiva di questa edizione. Da cui parte la scelta del tema “Villaggi possibili”, un concetto ibrido tra la società aperta di Karl Popper e il villaggio globale di Marshall McLuhan. Il villaggio esiste in virtù della cooperazione fra le persone che lo popolano, grazie alla loro interazione e socialità. Questo vuole essere “Roma Incontra il Mondo”: un punto di incontro e riferimento tra i cittadini del mondo e le loro culture, una manifestazione la cui forza si evidenzia prima di tutto nella coralità, nelle pratiche di inclusione, sostenibilità ambientale e  approfondimento. I più apprezzati nomi della scena musicale italiana e internazionale arricchiscono la line up di quest’anno, che si arricchirà di nomi in via di conferma. Il 6 luglio arriva la leggendaria band Sun Ra Arkestra. Fondata negli anni ’50 da una delle figure più discusse ed eclettiche del jazz moderno – Sun Ra – arriva a Villa Ada diretta magistralmente dal suo storico braccio destro: Marshall Allen (1924) che si unì all’Arkestra nel 1958. Il 7 luglio è la volta de La Batteria e l’8 “This is rap”, la storia del rap italiano in una sera, una data indimenticabile che vedrà sullo stesso palco: Good Old Boys, Colle Der Fomento, Kaos One & Dj Craim, Lucci Brokenspeakers, Dj Ceffo BrokenSpeakers, Egreen, DJ P-Kut, Aliendee The Humanoid Beatbox Musician, DJ Stile, Baro. Il 10 luglio torna in Italia una delle band Post Rock più amate nel nostro paese, gli irlandesi God Is An Astronaut, senza ombra di dubbio una delle migliori realtà europee nel loro genere. Il 12 è la volta di One Dimensional Man: terminato il tour di promozione dell’ultimo album del Teatro degli Orrori, Pierpaolo Capovilla e Franz Valente insieme a Carlo Veneziano hanno ridato vita a questo progetto nato nel 1996. Sul palco di Villa Ada suoneranno nuove canzoni non ancora registrate su disco insieme ai brani che ripercorrono le tappe artistiche più significative della storia della band. Nella stessa sera sul palco un’icona assoluta della musica underground, l’ex Cccp Giorgio Canali  che, con i Rossofuoco,  presenta l’ultimo album Perle per porciGiovedì 13 luglio ci sono i Baustelle con il loro settimo – acclamatissimo – album in studio, L’amore e la violenza. Il 14 luglio spetta a Femi Kuti scaldare la notte romana, tra i più autorevoli ambasciatori della cultura africana. Figlio maggiore del rivoluzionario musicista, attivista e pioniere dell’afrobeat Fela Kuti, i suoi dischi raccontano una storia fatta di passione, fuoco ed energia. Il 15 luglio è la data del festival Thalassa W/ Futuro antico; il 16 c’è Ky-mani Marley; il 17 luglio è la volta dei Matmos, il sorprendente duo elettronico formato a San Francisco a metà degli anni ‘90 da M.C. Schmidt e Drew Daniel con all’attivo collaborazioni con Bjork, Terry Riley, gli Wire. Il loro è stato sin dall’inizio un coerente e progressivo studio sonoro sull’uso di suoni organici, una vera e propria ‘musique concrète’ in versione pop, unita a matrici ritmiche radicate nel pop elettronico.

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Il 18 arriva il talento creativo di Bugo, con il suo stile diretto e originale. Tra i cantautori più interessanti del panorama italiano, con l’album Nessuna scala da salire ha esordito al primo posto della classifica ufficiale Fimi di vendita dei vinili. Nella stessa sera il concerto di Artù, cantautore romano fuori dagli schemi: ironico, pungente e mai banale. Il 20 luglio sale sul palco il giovane rapper – classe 1991 – di scuola romana Mezzosangue e il 21 dall’Inghilterra atterra a Roma l’elettronica del duo di Manchester Demdike Stare e Blanck Mass con il suo ultimo album “World Eater”, di casa Sacred Bones. Il 24 è in calendario una grande icona della scena reggae mondiale, Luciano Messenjah mentre il 25 è la volta di Paolo Benvegnù e  Motta. Artista della parola suonata, uno dei migliori autori in circolazione, Benvegnù dopo lo scioglimento degli Scisma ha proseguito con successo una carriera artistica solista costellata di importanti collaborazioni, aggiungendovi anche quella di produttore artistico. A marzo è uscito “H3+”, album che conclude il suo profondo viaggio in tre dischi all’interno dell’anima. Dopo il sold out – oltre 3.000 i paganti – del concerto di fine tour all’Alcatraz di Milano e la partecipazione al Concerto del Primo Maggio di San Giovanni, Motta, cantautore Targa Tenco 2016, è pronto a conquistare nuovamente Roma. Il 26 sarà la volta dei Wire, la leggendaria band inglese che dal punk di stampo atipico ha saputo evolvere per prima nella new wave, festeggia 40 anni di carriera presentando al pubblico romano l’ultimo album Silver/Lead’ uscito il 31 marzo scorso. Il 28 luglio Radio Rock, la storica radio romana punto di riferimento per gli amanti del rock nazionale e internazionale, festeggia il suo 33esimo anno di attività. Non mancano poi gruppi oggetto di una venerazione cittadina viscerale: l’Orchestraccia è sul palco il 30 luglioA dare il via ad agosto ci pensano i Fast Animals And Slow Kids con la loro musica fatta di esperienze, appunti, ricordi e sensazioni, nella stessa serata Edda ovvero è la storia del rock in Italia. A lungo cantante dei Ritmo Tribale, storico gruppo milanese nato sul finire degli anni ’80, è tornato sulle scene da solista nel 2009 dopo un lungo e travagliato periodo di ritiro. A febbraio è uscito “Graziosa Utopia”, il suo ultimo album: un disco maturo e denso, dalle mille suggestioni, provocazioni e armonie, che gli è valso una candidatura come miglior album al premio Tenco 2017.

A seguire il 2 agosto The Heliocentrics, il collettivo britannico che sviluppa e rivitalizza il concetto di cosmic jazz presenta l’ultimo capolavoro A World Of Masks uscito lo scorso 26 maggio. Si prosegue il 3 con Nada, la musa della musica indipendente italiana, che presenterà L’amore devi seguirlo, il suo ultimo album uscito a gennaio, e il 4  con la Dark Polo Gang, il fenomeno trap del momento che colleziona milioni di visualizzazioni su Youtube e ha pubblicato il 23 giugno l’attesissimo TWINS, anticipato dalla hit “Caramelle”. E ancora, il 5 gli Otto Ohm, per un concertone che celebrerà il ventannale della band, e il 9 i due mostri sacri della techno Von Oswald e Atkins.

L’apertura del cartellone teatrale – caratterizzata da contenuti politici ed etici uniti alla piena fruibilità per un pubblico di tutte le età – è affidata all’estro di Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Presentano gli ultimi due successi in esclusiva romana con una doppia data: Fratto-X il 19 luglio seguito il 27 luglio dall’acclamato Anelante, l’uomo che esiste nel suo struggimento. Il 23 luglio, l’attualità a servizio del messaggio artistico con Marco Travaglio in scena con il suo ultimo successo SLURP Lecchini, cortigiani & penne alla bava al servizio dei potenti che ci hannorovinati, il recital teatrale, tutto da ridere per non piangere, con l’aiuto dell’attrice Giorgia Salari e la regia di Valerio Binasco.

Chiude il mese, il 31 luglio, L’improvvisatore, da dove nascono i comici di e con Paolo Rossi e con Emanuele Dell’Aquila e Alex Orciari. Il nuovo spettacolo del mattatore milanese gioca sul confine tra un’autobiografia teatrale non autorizzata e un quasi manuale sulla professione del comico. Il 7 agosto calca le scene Sabina Guzzanti con la versione estiva del suo ultimo lavoro, COME NE VENIMMO FUORI, proiezioni dal futuro. Un monologo satirico esilarante nato da approfondite ricerche sul sistema economico post-capitalista o neoliberista su cui l’autrice sta lavorando già da qualche anno.

 

3 Luglio SUICIDAL TENDENCIES 4 Luglio ANI DIFRANCO 6 Luglio SUN RA ARKESTRA 7 Luglio LA BATTERIA 8 Luglio THIS IS RAP 10 Luglio GOD IS AN ASTRONAUT 12 Luglio ONE DIMENSIONAL MAN + GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO 13 Luglio BAUSTELLE 14 Luglio FEMI KUTI 15 Luglio THALASSA FEST 16 Luglio KY-MANI MARLEY 17 luglio MATMOS 18 Luglio BUGO + ARTÙ 19 Luglio REZZA/MASTRELLA  20 Luglio MEZZOSANGUE 21 Luglio BLANCK MASS E DEMDIKE STARE 23 Luglio MARCO TRAVAGLIO 24 luglio LUCIANO MESSENJAH 25 Luglio MOTTA + PAOLO BENVEGNÙ 26 Luglio WIRE 27 Luglio REZZA/MASTRELLA 28 Luglio FESTA RADIO ROCK 30 Luglio ORCHESTRACCIA 31 Luglio PAOLO ROSSI 1 Agosto FAST ANIMALS AND SLOW KIDS + EDDA 2 Agosto THE HELIOCENTRICS  3 Agosto NADA 4 Agosto DARK POLO GANG 5 Agosto OTTO OHM 7 Agosto SABINA GUZZANTI 9 Agosto VON OSWALD E ATKINS.. E tanti altri in via di conferma.




Report live Cristina Donà – Ex Dogana a Scalo San Lorenzo




#rinogaetanoday: Aida, la democrazia e chi ce l’ha

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In una Roma ancora in lutto per l’uscita di campo del Capitano e per la recentissima perdita dell’attore Thomas Milian, si celebra un’altra ricorrenza cara ai romani. La morte di Rino Gaetano – avvenuta il 2 giugno 1981, a seguito di un incidente stradale nelle vie di Montesacro – coincide quest’anno con il quarantennale dall’uscita del terzo EP del cantautore calabrese, Aida. Roma alza i cori e le grida al cielo: “Olè! olè olè olè,Rino, Rino” durante le cinque ore di concerto del Rino Gaetano Day, il raduno nazionale organizzato dalla Rino Gaetano Tribute band e dall’Associazione culturale “Rino Gaetano”.

La Rino Gaetano Band e Dino Giarrusso, presentatore della serata

La Rino Gaetano Band e Dino Giarrusso, presentatore della serata

Ad aprire il concerto il gruppo romano La Scelta. Ad accompagnare la band ufficiale, la Rino Gaetano Band, come ospiti e per la prima volta sul palco di Piazza Sempione, i Sei Ottavi, fiancheggiati da Artù e da David William Caruso – voce de I Vinile. Per i non udenti, presenti anche due interpreti del linguaggio LIS  ad interpretare i testi più amati. Ospiti d’onore il “Barone”, proprietario del bar frequentato da Rino Gaetano e citato in “Tu, forse non essenzialmente tu”: “e vado dal Barone ma non gioco a dama/ e bevo birra chiara in lattina”. Sul palco anche Andrea Rivera, con la sua saga di giochi linguistici, Enrico Gregori, critico musicale e amico del cantautore, autore di diversi libri musicali.

I Sei Ottavi

I Sei Ottavi

A presentare il concerto, Dino Giarrusso, giornalista e inviato de Le Iene. Evento gratuito per tutti, pubblico e artisti, staff e organizzatori. Unico obiettivo: diffondere una musica ancora attuale, condivisa e cantata da un pubblico di ogni età, che racconta l’Italia del passato e del presente.

 

I Sei Ottavi

I Sei Ottavi e la Rino Gaetano Band

Video e articolo: Elisa Longo

Foto: Luca Allegrezza




Le “belle e brave” farfalle nel cuore del Parco dell’Appia Antica. Un percorso anche per i più piccoli

“La farfalla più bella è quella che non hai mai visto”, parola di biologa

 

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Nel cuore del polmone verde di Roma, in quel parco che alterna distese solitarie e fitta vegetazione, è nato un piccolo regno. Dal 25 marzo al 4 giugno, a via Appia Pignatelli 450 è visitabile la “Casa delle Farfalle”: installazione temporanea di una serra tropicale dove crescono e vengono allevate decine di specie di farfalle. La struttura si trova in una proprietà privata immersa nel verde, dove si trovano anche un mercatino e un negozio di bricolage. Patrocinato dal Parco dell’Appia Antica e dal Municipio VIII che la ospita, questa oasi di verde si presta anche a visite didattiche per le scuole elementari e medie di Roma e dintorni. Il progetto è fortemente educativo e insegna, a grandi e piccoli, a conoscere e proteggere l’ecosistema. Per Ril, abbiamo chiesto agli organizzatori di accompagnarci nella serra e spiegarci qualcosa del mondo delle farfalle. Risponde Eleonora Alescio, biologa:

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Come nasce questo progetto? 

«Le farfalle  fino a qualche decennio fa erano più comuni nei nostri ambienti, anche nelle città;  adesso, è difficile che trovino punti di ristoro. Creare dei piccoli corridoi ecologici dove le farfalle possano nutrirsi è sicuramente un tentativo che potrebbe dare più spazio a questi importanti insetti impollinatori, utili per l’ecosistema. Ogni animale nell’ecosistema ha un ruolo, ma le farfalle, nello specifico, sono indicatori di molti fattori. Non sono solo belle, sono belle e brave! Le farfalle che sono esposte sono tutte tropicali: ai Tropici, non c’è una divisione netta delle stagioni, come le intendiamo noi, così abbiamo ricreato un ambiente naturale, mantenendo un certo grado di umidità e una specifica temperatura (28°/80% umidità)». 

È stata fatta una selezione di farfalle? Perché il progetto è stato creato proprio in questo periodo? 

«Sì. Una selezione per una questione di clima è stata fatta. Farlo in un periodo troppo rigido sarebbe stato più complicato. Le farfalle tropicali sono le più appariscenti e le più grandi. Questo è solo un modo per far conoscere la vita e l’affascinante ciclo vitale di questi animali. Ma noi non facciamo differenze. Spesso mi chiedono: “Quale è  la farfalla più bella? O quella più rara?”  Io rispondo:  “La farfalla più bella è quella che non hai mai visto”. E qui, non ci sono farfalle rare, sono tutte allevate nei loro paesi d’origine e non ci interessa farne una selezione di rarità. Il messaggio che noi vogliamo veicolare non è selettivo». 

Come in ogni casa che si rispetti ci sono delle regole, quali sono?

«Nella casa delle farfalle non si parla ad alta voce,bisogna badare bene a dove mettere i piedi per non calpestarne alcune. Noi non possiamo toccarle, ma viceversa sì. Loro ci possono toccare e “usare” per poggiarsi, a quel punto ci piace dire che bisogna esprimere un desiderio».

Ai più piccoli viene proposta una passeggiata tra le fronde della caldissima serra attraverso la quale si arriva ad uno stagno artificiale dove vivono piccolissimi pesci. Accanto, la “nursery”, una teca dove le crisalidi si trasformano e crescono. In un altro banco ci sono diversi contenitori che ripropongono ambienti naturali: qui vivono l’insetto stecco, la blatta, l’insetto foglia e alcune specie di formiche. Le farfalle qui volano in libertà e in totale sintonia con l’ambiente. Veniamo a scoprire poi che la farfalla attua, nella sua crescita, degli stratagemmi ottici per depistare i predatori: lo sapevate che gli occhi disegnati sulle loro ali sono depistanti per uccelli predatori, come la civetta?

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Nel percorso didattico per le scuole si parla dell’orto “dal punto di vista del bruco”: che cosa si intende? Se ne occupa Alessia Maretto, esperta di pratiche educative ambientali e di orti didattici. 

«Questo laboratorio è pensato per i bambini al fine di far scoprire che tutto, in natura, è necessario e tutto è trasformazione.  Se il contadino, tempo fa, era abituato ad estirpare le erbacce intorno al campo, oggi ci sono erbette infestanti intorno alla verdure, fortemente nettarifere che attirano le farfalle. Così spieghiamo che la farfalla, che è l’ultimo stadio, si può posare sull’erbetta infestante o quelle che facciamo nascere noi, con i semi di questi fiori. Il bruco, anziché mangiare la foglia della fava, mangiarla per trasformarsi, può nutrirsi e svilupparsi su queste. Ogni elemento si trasforma in sinergia. Alla fine del laboratorio noi pianteremo un semino insieme ai bambini che darà vita ad una piantina nettarifera, che attirerà le farfalle. Così uniamo i due filoni, da una parte quello dell’orto urbano che va molto di moda, dall’altra la scoperta del ciclo vitale delle farfalle». 

Sono attività molto educative per i bambini, e spesso sono legate a percorsi specifici per disturbi psicofisici e psichiatrici. Risponde la psicologa Vittoria Botta, specializzata in attività educative legate all’orto terapia.

«Queste attività sono utili. Toccare, annusare, un percorso sensoriale. In altri ambiti, l’orto terapia ha grandi capacità: stimola l’autonomia e la coordinazione dal punto di vista psicomotorio. La terapia con i giardini si usa da molto tempo in case per anziani, per disabili o comunità per tossicodipendenti. Poi si sono diffuse, in altri ambiti, con persone sempre più specializzate, con psicologi o educatori che fanno terapie occupazionali. È una pratica che si utilizza dagli anni ’60 ed ha valenze fortemente educative. Si cerca di sviluppare ambiti che sono carenti, in base alla patologia psichiatrica. È un tipo di attività che stimola anche la relazione sociale perché spesso si svolge in gruppo, così si contrasta l’isolamento e in alcuni casi partecipano anche le famiglie».

fonte: ROMA ITALIA LAB .
https://romaitalialab.it/fuori-tema/la-farfalla-piu-bella-quella-ancora-non-visto-apre-nel-parco-dellappia-la-casa-le-farfalle/




Scrivere su Roma, per parlare a chi?

Mentre la città affonda nelle macerie della sua fantastica Storia come un incubo nelle Carceri di Piranesi, scrivere su Roma è un po’ come scommettere, alle corse, su un cavallo zoppo: inutile sprecarci inchiostro, e poi per parlare a chi? Non certo ad amministratori afoni, preoccupati solo di rispondere a un codice etico stabilito dal loro partito o dal loro Capo, e neppure alle singole persone abituate, come solo succede ai romani, ad attraversare campi minati, scavalcare fili spinati, attendere inutilmente autobus sgangherati. Un suk di disperazioni. Chi si ricorda che questa città ha bisogno di idee e progetti? Chi si preoccupa del fatto che esiste una città di sotto dove invisibili presenze senza nome costruiscono rifugi e rovistano tra rifiuti? Eppure, magari perché poco inclini all’assuefazione, continuiamo ostinati a domandarci: sarà ancora possibile disegnare un modo diverso di essere moderni senza pensare di essere a Dubai?

Di Roma si parla ormai solo in occasioni di cronache giudiziarie, di scandali, di presunte o vere mafie, di aggressioni e stupri. Nel mentre la città affonda nelle splendide macerie della sua fantastica Storia, come nelle Carceri di Piranesi. «Siamo sereni, andiamo avanti» è il refrain della sindaca Raggi e della sua squadra, ma nessuno sa in quale direzione. Sarebbe più saggio affermare: «Fermiamoci e chiediamoci dove e in che direzione andare».

Scrivere su Roma è come scommettere, alle corse, su un cavallo zoppo: inutile sprecarci inchiostro, e poi per parlare a chi? Non certo a questi amministratori afoni preoccupati solo di rispondere a un fantomatico codice etico stabilito dal loro partito o dal loro Capo, e neppure alle singole persone ormai abituate, come solo succede ai romani, ad attraversare campi minati, scavalcare fili spinati, attendere inutilmente autobus sgangherati sperando che non cedano lungo il percorso.

Si è dimenticato che una città ha bisogno di idee e progetti; i quali, però, non sono quelli che dovrebbero renderla simile a Dubai o a qualche altra fantasmagoria ultra (o post) moderna. Si è dimenticato che esistono periferie in balia di attività illegali, droga, disagio esistenziale ed economico. E si è dimenticato che esiste una città di sotto dove invisibili presenze senza nome costruiscono rifugi e rovistano tra rifiuti.
Quando le cose vanno bene, l’amministrazione si limita alla pura ragioneria contabile, strozzata dai debiti. La rassegnazione dilaga incontrastata: è già tanto che qualche autobus arrivi alla fermata e raggiunga il capolinea o che una delle due metro funzioni.

È già tanto che non ci si azzoppi una gamba durante il percorso ad ostacoli per arrivare al lavoro. E una volta arrivati si tira un sospiro di sollievo: anche questa mattina ce l’ho fatta, sono salvo! Nel mentre sciami di cavallette travestite da turisti, scendono da torpedoni a due piani, pronti a divorare tutto ciò che incontrano: dall’Altare della Patria al Mosè di Michelangelo, non distinguendo l’uno dall’altro. Centri commerciali fioriscono come funghi intorno e oltre il raccordo anulare e si leggono, sempre più spesso, cartelli di affittasi o vendesi di antichi negozi e botteghe che non ce l’hanno fatta; fioriscono nuovi Bingo, nuovi negozi di «Compro oro», o creative insegne di «Non solo pane», «Non solo pizza»: un suk di disperazioni.

C’è chi ritiene che Roma sia afflitta da un ritardo di modernizzazione, una modernizzazione mancata o incompiuta, tanto che si invoca il trasferimento della sua funzione di capitale ad altre città (la solita Milano). Ma di quale mancata modernizzazione si parla? Non quella di far funzionare gli autobus, di dare pace a una metropolitana che non sa da che parte andare né di mettere fine al problema dello smaltimento dei rifiuti o di valorizzare (anziché far chiudere) quei centri sociali e quelle associazioni dove si creano lampi di possibili comunità conviviali, nuove culture e nuovi linguaggi. Né, ancora, di accogliere i diseredati del mondo o di intervenire sul risentimento delle periferie, prima che diventino polveriere pronte ad esplodere.

Roma non è mai stata, non lo è ancora adesso, e non sarà mai moderna se a questa parola si attribuisce il significato di competere nella classifica delle città globali, o di essere luogo indiscusso della finanza mondiale, o di essere smart o brand per attirare capitali. E insistere nella necessità di modernizzarla (leggi: politica delle grandi opere), è come tentare di normalizzare il collo della giraffa per farlo diventare come quello di un cavallo.

Roma non ha bisogno di aggiunte, di imbellettamenti per diventare una star nel firmamento della globalizzazione o un’attraente prostituta in attesa di clienti. Roma ha già quanto ogni altra città desidererebbe avere; non servono le grandi opere, serve, al contrario, far funzionare e valorizzare ciò che già c’è (non era questo il programma della sindaca Virginia Raggi?). Perché allora non utilizzare questa sua «mancata modernizzazione», questo suo cronico «ritardo», per trarne un vantaggio competitivo nella scena globale, per sviluppare un modo diverso di essere moderni?

Questo potrebbe essere il progetto. Valorizzare le sue bellezze (arte, cultura, tradizioni) e perfino quella sua lentezza e pigrizia, risorsa rara in un mondo che corre troppo veloce; valorizzare la sua tradizione antirazzista (forse più per pigrizia che per merito), per creare luoghi e occasioni di accoglienza, valorizzare quell’immenso patrimonio di verde dell’Agro romano minacciato dall’urbanizzazione, valorizzare le tante esperienze di centri e comunità che producono cultura, convivenza tra diversità e quel welfare spontaneo fatto di coltivazione di orti e di pratiche di sopravvivenza.

E poi ancora impegnarsi seriamente per il Progetto Fori rendendo finalmente giustizia a Antonio Cederna. Dovremmo insomma fare tesoro di questa sua diversità anziché tentare di accorciare il collo della giraffa per renderla simile a un cavallo di razza, del quale non se ne sente alcun bisogno.

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Il nuovo volto di Causi alla guida del bilancio in Campidoglio

Per lavoro seguo i rapporti istituzionali per conto dell’ AGCI Lazio (associazione generale cooperative italiane), li seguo dall’1986 e quindi anche quelli con il Campidoglio che, all’epoca, era il Comune di Roma, non ancora Roma Capitale, ancora per tutti bruco e non ancora farfalla.

Come è facile immaginare se ne vedevano di tutti i colori. Noi, le così dette parti sociali, eravamo invitati a consumare il così detto “rito della concertazione” che in genere consisteva in riunioni organizzate per comunicarci delle decisioni prese, la parte importante della concertazione era quella occulta, che avveniva prima della riunione convocata. Pochi eletti, più o meno sempre gli stessi, venivano incontrati riservatamente per pesare le questioni e definire le decisioni affinché non ci fossero eccessive lesioni di interessi o si palessassero in qualche rara occasione opportunità di protagonismo. Definito il pacchetto, tutto veniva sommariamente esposto dal dirigente di turno, qualche volta dall’Assessore, se era sufficietemente competente, quasi mai dal Sindaco.
Se le decisioni erano particolarmente complesse, si presentavano sintesi, senza allegati tecnici e mai documenti inviati prima per poter essere studiati.
Questo era il metodo.
Personalmente non ho mai fatto parte degli eletti della Pre Consultazione ma, ho avuto il privilegio di raccogliere confidenze in merito.
Le occasioni delle concertazione erano comunque occasioni preziose non tanto per il merito ma, per incontrare Assessori, Consiglieri, rappresentanti politici e sopratutto Dirigenti. Quasi tutti avevano qualcosa da chiedere, quasi tutti, in modo diverso dipendevano dalla macchina amministrativa del Campidoglio.
Con le Consigliature Rutelli, Veltroni, le concertazionei aumentarono di numero e oggettivamente di qualità. Si iniziò a prendere appunti durante le riunioni, si presentarono punti di vista, ma quasi mai i temi concludevano il vaglio con una decisione condivisa, anche se semplicemente maggioritaria. C’era sempre qualcosa che urgeva, un tempo costretto che impediva dopo le dichiarazioni e l’inizio dell’analisi una decisione responsabile. La decisione veniva presa da altre parti (privilegio difeso dalla P.A.) oppure non se ne sapeva più nulla entrando a far parte dei”meriti scomparsi”.
In queste occasioni ho conosciuto l’on. Causi, uomo colto e preparato, cortese e paziente con noi, inclito pubblico, che nella sua responsabilità cercava di spiegarci i meandri inspiegabili del bilancio comunale. L’impressione che ebbi dell’ uomo fu di un robusto e addottorato riformista che metteva tutta la sua passione e intelligenza a contrastare una macchina infernale fatta per bruciare ricchezza non per amministrarla. Lo fissavo intensamente durante le sue spiegazioni, spesso sottilmente ironiche con uno stile english, e mi chiedevo cosa avrei io fatto al suo posto.
Sentivo che si batteva e questo era per me un titolo d’onore al di là del risultato. Rappresentava comunque una qualità professionale ed umana infinitamente superiore alla media del persanale politico e amministrativo presente in Campidoglio.
Aderii con slancio ad alcune sue proposte e per quel che potevo fui una “parte sociale” leale e costruttiva.
Potete immaginare la delusione quando nel post Veltroni, furono presentate analisi e dati sullo stato di fatto dei conti comunali non da parte di un soggetto di parte, la nuova Amministrazione Alemanno , che avremmo imparato a conoscere negli anni successivi, ma da parte della Magistratura Contabile e della Ragioneria Generale dello Stato.
Così come riportato da Carteinregola i conti erano macroscopicamente fuori controllo.
Mai se ne parlò in tante riunioni, mai fu inviato un allert sulle condizioni del disastro; difficoltà tante ma, un naufragio è un altra cosa.
Credo proprio che i cittadini debbano riprendersi la Cosa Pubblica e con questo credo che si debbano anche confrontare con le proprie responsabilità. Le istituzioni non sono dei partiti. Occorre una discontinuità totale. Nuovi visi e nuove competenze devono trovare spazio e attenzione. Il cambiamento non può aspettare.

Eugenio De Crescenzo

Eugenio De Crescenzo