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Mercato immobiliare industriale e commerciale, lo scenario nel 2015

affitto locali industrialiTecnocasa prevede che la scelta della locazione sarà quella predominante tra gli imprenditori.

Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, il 2015 per il settore immobiliare non residenziale si prospetta ancora un anno con prezzi e canoni di locazione in diminuzione. Anche per le compravendite sarà un anno simile al precedente e la scelta della locazione sarà quella predominante tra gli imprenditori.

PIÙ FACILE PER I PROPRIETARI RIBASSARE I CANONI DI LOCAZIONE. La novità potrebbe essere una maggiore facilità da parte dei proprietari a ribassare i canoni di locazione vincendo così le resistenze del passato. Infatti l’aggravio fiscale che su questo segmento di mercato si è fatto sentire in modo importante, sta portando ad una maggiore flessibilità dei proprietari per garantirsi il pagamento continuo.

Anche i grandi marchi, alla ricerca di negozi per nuove aperture, chiedono un ribasso dei canoni di locazione e dimostreranno il loro interesse per le top location delle grandi città.

Rimarrà sempre alta l’attenzione per negozi in cui insediare attività legate al food. Le vie non di passaggio soffriranno maggiormente a meno che non siano a ridosso di vie di alto passaggio dove c’è sempre una maggiore richiesta.

AUMENTA L’INTERESSE DELLE MULTINAZIONALI PER GLI UFFICI. Anche per gli uffici lo scenario si profila simile – prevede Tecnocasa – sebbene si inizino a vedere maggiori segnali di interesse da parte di aziende, per lo più multinazionali. Le location centrali o posizionate in zone ben servite dalla metropolitana saranno quelle preferite. Per risparmiare si riducono le metrature o si decentra la posizione, infatti si nota interesse anche per i centri direzionali di nuova costruzione posizionati nell’hinterland, facilmente raggiungibili e con ampi parcheggi. Le posizioni centrali tengono per l’insediamento di uffici di rappresentanza. Su Milano in particolare sono attesi nuovi spazi dedicati agli uffici, ristrutturati in questi anni e adeguati ai nuovi standard.

 

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Riforma del catasto, Casero (MEF) promette il rispetto dell’invarianza di gettito

riforma catasto 3Secondo il viceministro occorre coordinare la revisione degli estimi con la tassazione locale sulla casa, in modo da correggere le attuali storture.

La riforma del catasto è vincolata all’invarianza di gettito. Lo ha confermato il viceministro all’Economia, Luigi Casero, che in audizione alle commissioni Finanze di Camera e Senato ha sottolineato la necessità di coordinare la revisione degli estimi con la tassazione locale sulla casa, in modo da correggere le attuali storture.

In riferimento agli schemi di decreto legislativo che il Governo intende emanare entro il prossimo 20 febbraio, previo ricorso al confronto con le competenti Commissioni parlamentari, Casero ha evidenziato la particolare rilevanza la materia del catasto, la cui riforma deve avere carattere strutturale, così da poter mettere a punto un sistema moderno, trasparente ed efficiente, tale da consentire, a gettito complessivo invariato, una migliore capacità operativa all’amministrazione finanziaria insieme con la massima possibilità di fruizione da parte dei cittadini.

DIVERGENZE TRA CONFEDILIZIA E L’AGENZIA DELLE ENTRATE. Sul punto fermo dell’invarianza di gettito, le posizioni di Confedilizia e dell’Agenzia delle Entrate sono divergenti. Secondo Confedilizia l’invarianza va stabilita e garantita a livello dei comuni, mentre per l’Agenzia delle Entrate la base deve essere nazionale, onde superare le attuali sperequazioni dei valori immobiliari tra le diverse città. Venerdì scorso si è tenuto in proposito un incontro tra le Entrate e le associazioni (LEGGI TUTTO).

CAPEZZONE: TEMPI TROPPO STRETTI. Sull’ipotesi che il Governo possa trasmettere alle Camere successivamente al 20 febbraio 2015 gli schemi di decreto legislativo attuativi delle parti di delega non ancora esercitate, il presidente della Commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, ha messo in evidenza nel corso dell’audizione del viceministro Casero i “rilevanti problemi relativamente al rispetto dell’iter procedurale definito dalla legge n. 23 del 2014, come attualmente vigente, sia per quanto riguarda l’espressione del parere su di essi da parte delle Commissioni parlamentari competenti, sia per quanto attiene alla stessa possibilità di completare in modo ordinato e rispettoso del ruolo del Parlamento l’esercizio della delega”.

Capezzone ricorda, infatti, che ai sensi dell’articolo 1, comma 5, della medesima legge n. 23, le Commissioni parlamentari competenti per materia (le Commissioni Finanze di Camera e Senato) e le Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari (le Commissioni Bilancio), hanno 30 giorni di tempo dalla data di trasmissione degli schemi per esprimere il parere, termine che può essere prorogato di 20 giorni su richiesta delle Commissioni stesse, qualora ciò si renda necessario per la complessità della materia o per il numero dei decreti legislativi (esattamente l’ipotesi che si verificherebbe nel caso in cui il Governo esercitasse le parti della delega non ancora attuate).

Quindi, nel caso in cui gli schemi di decreto fossero trasmessi alle Camere e assegnati alle Commissioni già il 21 febbraio, il predetto termine di 30 giorni per l’espressione del parere scadrebbe il 22 marzo, soli 4 giorni prima della scadenza del termine di delega, fissato il 26 marzo 2015.

INDISCREZIONI LONTANE DAI CRITERI DELLA LEGGE DELEGA. Quanto al merito, Capezzone ribadisce che “i decreti devono in tutto e per tutto attuare i principi e i criteri direttivi contenuti nella legge delega. L’esempio è la scottante materia del catasto, che tocca la carne viva dei contribuenti, a maggior ragione in un settore – quello immobiliare – già gravato da una tassazione a mio avviso eccessiva e comunque controversa. La legge delega, all’art. 2, fissa principi chiarissimi a tutela del proprietario-contribuente, e si tratta di un articolo approvato sostanzialmente all’unanimità. Li ricordo in sintesi a memoria:

– partecipazione dei rappresentanti dei proprietari alle Commissioni censuarie;

– pubblicità di algoritmo e funzioni statistiche;

– algoritmo ispirato alla migliore letteratura scientifica;

– impossibilità di attribuire un valore superiore a quello di mercato;

– invarianza di gettito non solo come generica petizione di principio, ma come dato effettivo che, Comune per Comune, il Governo è periodicamente chiamato a dimostrare davanti alle Commissioni parlamentari;

– apertura alla tutela anche giurisdizionale del contribuente.

A parte il primo punto (la partecipazione dei rappresentanti dei proprietari alle Commissioni: cosa pretesa e ottenuta l’estate scorsa dalle Commissioni), su tutti gli altri punti si susseguono da settimane (senza smentita) indiscrezioni giornalistiche assai lontane dai criteri della legge. Occorre dunque chiarire preventivamente che non sarebbe accettabile l’elusione o peggio il tradimento di quei paletti fondamentali”.

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Casa, pignoramenti su del 48%. Uil e Uniat: serve politica mirata

stop pignoramentiCalano le famiglie proprietarie dell’alloggio in cui vivono (nel 2011 il 63,6%, nel 2001 il 65,8%), aumentano quelle in affitto (29,3% nel 2011, 28,3 nel 2001). Di contro, dal 2010 aumentano del 48% i pignoramenti di abitazione.

Da qualche giorno sono disponibili anche per Trento i dati dei provvedimenti di sfratto esecutivo, quelli dei pignoramenti immobiliari delle abitazioni delle famiglie e quelli del censimento delle abitazioni dei residenti. Rappresentano una situazione d’emergenza ormai consolidata che sta cambiando strutturalmente la condizione abitativa delle famiglie di Trento in particolare e del Trentino in generale. Calano le famiglie proprietarie dell’alloggio in cui vivono (nel 2011 il 63,6%, nel 2001 il 65,8%), aumentano quelle in affitto (29,3% nel 2011, 28,3 nel 2001). Di contro, dal 2010 aumentano del 48% – complice la bolla immobiliare e la crisi economica e finanziaria – i pignoramenti di abitazione e del 30,08% (dal 2012 al 2013) gli sfratti esecutivi. “Quest’ultima situazione ci pare tanto più grave vista la mancata proroga dell’esecutività dei provvedimenti di sfratto all’interno del decreto “Milleproroghe”, che ha indotto gli assessori delle politiche abitative di molte città’ – ci auguriamo anche di Trento – a sollecitarne al governo Renzi il rinvio fino al 31/12/2015”, affermano in una nota Walter Alotti e Irene Job, di Uil e Uniat del Trentino.
Uil ed Uniat (la sua associazione di riferimento che si occupa di casa ed assiste inquilini e piccoli proprietari) chiedono quindi al comune di Trento ed alla Provincia Autonoma di rilanciare almeno il “Fondo di garanzia per l’affitto”, recentemente istituito con la finanziaria 2015, ma ancora da attivare ed assolutamente sconosciuto ai piccoli proprietari ed alle famiglie che potrebbero fruirne. Tramite questo strumento, proposto e sollecitato proprio dal sindacato, potrebbe essere possibile rimettere in circolo, a canone moderato (-30% rispetto all’affitto di mercato), le centinaia di alloggi privati sfitti che spesso i proprietari, altrimenti, non si fidano a locare temendo di non ricevere regolarmente l’affitto (cosa che invece il “Fondo”, a determinate condizioni garantisce). “La legge finanziaria della Provincia per il 2015, riguardo alle politiche abitative, purtroppo ha solo rifinanziato gli interventi di edilizia agevolata, non ha investito un euro nell’edilizia sociale ed ha solo riconfermato il piano sociale già’ attivato dal 2014. Uil e Uniat sono certi che riprendere ad occuparsi ed investire in politiche della casa – anche solo nella ristrutturazione e nel risanamento delle abitazioni, dell’urbanistica e delle città – può essere anche il modo di far riprendere il “volano principe” della produzione industriale ed edile dell’economie e quindi dell’occupazione e dello sviluppo del Paese oltre che del nostro territorio”.“

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Roma, giovedì 29 gennaio Assemblea popolare per tutti gli inquilini delle case Ater San Saba

case aterRiceviamo da Rete comune inquilini Ater San Saba, Associazione inquilini A.T.E.R rione XXI San
Saba, Comitato inquilini Ater San Saba, Associazione Inquilini e Proprietari IacpAter,
Associazione socio culturale Aventino, Associazione Roma C’entro.

In vista dell’imminente riorganizzazione delle ATER del Lazio e della susseguente ridefinizione di tutte le questioni rimaste insolute o ancora controverse, mossi dall’urgenza della recente Legge Lupi 80/2014 sulla vendita del patrimonio ERP (Edilizia residenziale pubblica) e del relativo Decreto Attuativo,

TUTTE LE RAPPRESENTANZE DEGLI INQUILINI ATER SAN SABA INDICONO UNA
ASSEMBLEA POPOLARE
presso il teatro Anfitrione in Via S.Saba, 24 – giovedì 29 gennaio – ore 17,00

Per condividere con la cittadinanza le richieste da presentare all’assessore alle Politiche Abitative,
Refrigeri nel prossimo incontro in Regione Lazio.

I punti da dibattere saranno i seguenti:
 Vendita alloggi e modalità dell’operazione
 Diritto alla permanenza nel proprio appartamento per chi non vorrà/potrà acquistare
 Fasce di reddito per la definizione dei nuovi canoni di locazione
 Decadenza per superamento reddito: canone concordato, diritto all’acquisto, redditi dei figli
 Rientro dei figli nel nucleo familiare
 Contratti ancora da registrare a seguito di subentro e/o sanatoria
 Occupazioni abusive

Saranno presenti tutti i rappresentanti delle Associazioni del nostro rione, il presidente del Consiglio Municipio 1, Yuri Trombetti e Annamaria Addante, presidente dell’Associazione Inquilini e proprietari IACP – ATER, che siederà al tavolo delle trattative in Regione a rappresentare i nostri diritti.

In questa occasione, non saranno presenti in sala rappresentanti della Regione Lazio e dell’Ater che,
successivamente, verranno invitati al confronto con i cittadini su quanto emerso dalle assemblee e dagli incontri istituzionali.

 

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Sfratti: il diritto alla casa riguarda tutti, anche i proprietari

dititto alla casaLe ultime dichiarazioni del presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, in merito alla delicata questione degli sfratti

Il diritto alla casa riguarda tutti, anche i proprietari. Ad affermarlo è il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici, assestando l’ennesima dichiarazione su una delle materie più calde del momento, ovverosia gli sfratti.

Nel momento in cui il rappresentante di Assoedilizia viene interrogato sulla strada migliore per uscire dalle difficoltà contingenti in cui sembrano muoversi governo ed enti locali sull’emergenza casa, la risposta giunge nitida: “Bisogna fare funzionare i meccanismi che già ci sono, per evitare situazioni sempre più gravi e complicate poiché non si può pensare di riaprire indistintamente il nodo della proroga per tutti”.

In un’intervista rilasciata in questi giorni Colombo Clerici ha spiegato: “I sindaci fanno bene il loro mestiere, dovendo rispondere alle esigenze della popolazione. È legittimo che possano trattare col governo maggiori fondi e provvidenze, ma vorrei ricordare che gli strumenti per rispondere all’emergenza casa sono già a disposizione: ovverosia, al Fondo sostegno affitti e a quello per la morosità incolpevole. Senza dimenticare che i Comuni hanno anche la possibilità di dare in locazione direttamente degli spazi ai soggetti che ne avessero urgente bisogno. Il problema è sempre lo stesso: è inutile mettere a punto nuove leggi, se prima non si rendono operativi regolamenti e strumenti già approvati“.

È chiaro come sia giunto il tempo di implementare politiche innovative in materia, sganciandosi dal solito metodo immobilista della proroga del blocco sfratti, artificio dannoso per tutti. Leggi anche l’opinione del ministro Lupi sulla questione nell’articolo Proroga sfratti sarebbe devastante: è tempo di politiche innovative.

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Sfratti, Marino e Pisapia chiedono proroga

basta sfratti“Una proroga almeno temporanea del blocco degli sfratti per finita locazione è necessaria”, lo affermano oggi il sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino e il sindaco di Milano e della Città Metropolitana Giuliano Pisapia, i quali evidenziano in maniera decisa come l’emergenza casa stia diventando sempre più grave, colpendo in particolar modo le categorie più deboli, ovvero quelle famiglie che avrebbero i requisiti di reddito e sociali e che avrebbero appunto diritto a una proroga.

Marino e Pisapia insistono: “Da parte nostra, stiamo mettendo in campo le misure possibili, ma queste hanno bisogno di tempo per ottenere risultati. Tempo necessario anche per l’attuazione del Piano Casa disposto dal Governo. La mancata proroga è arrivata nella convinzione del ministro Maurizio Lupi di aver stanziato risorse adeguate per affrontare questa emergenza”.

“Ma i finanziamenti sono insufficienti e, soprattutto, arrivano con molto ritardo. Questo genera un vero problema, soprattutto nelle grandi città”, sostengono ancora i due primi cittadini, concludono quindi: “Se agli sfratti per morosità, aggiungiamo l’immediata esecuzione di quelli per finita locazione in casi di fragilità economica e sociale, c’è il rischio concreto di generare nelle grandi aree urbane una tensione insostenibile”.

Sulla questione, nei primi giorni dell’anno, Francesca Danese, Daniela Benelli e Alessandro Fucito, assessori alle politiche abitative di Roma, Milano e Napoli hanno chiesto al premier Matteo Renzi di mantenere il blocco degli sfratti, un provvedimento che non è stato rinnovato nell’ultimo decreto Milleproroghe. Appello rinnovato dalla Danese: “Mi aspetto che Renzi prenda una posizione in tal senso, sarebbe il caso di cominciare a fare un ragionamento da subito, da domattina”.

Rispetto alla proroga aveva preso posizione anche il presidente dell’Anci, Piero Fassino, sottolineando “la crescente preoccupazione dei Comuni, in particolar modo delle grandi Città, per la mancata proroga degli sfratti per finita locazione, in specie a tutela delle persone e delle famiglie in situazione di grave disagio”.

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La signora Anna, 80 anni, sotto sfratto: io, vittima del governo Renzi

sfratti roma

Il no dell’esecutivo alla proroga del blocco degli sfratti rischia di far finire in strada migliaia di anziani soli e malati. Solo a Roma ci sono 3mila le famiglie con l’intimazione a andare via per contratto scaduto non per morosità.

Il 29 gennaio busserà alla porta di Anna Badatin l’ufficiale giudiziario. Non è la prima volta, la donna ha 80 anni e già da tempo il proprietario di casa sta provando a mandarla via nonostante paghi ogni mese con grande puntualità l’affitto, i canoni accessori e tutti i conguagli richiesti. Finora il governo aveva prorogato il blocco degli sfratti e offerto una possibilità a chi era in difficoltà. Quest’anno il governo ha scelto di cambiare verso e dire addio alle proroghe. “Il ministro Lupi non vuole, e noi che fine faremo?”, si chiede la signora. Il ministro ha spiegato di aver stanziato fondi e di voler risolvere il problema in modo diverso ma quando il 29 gennaio l’ufficiale giudiziario busserà alla porta che cosa gli dirà la signora Betadin? Che il governo ha promesso una cifra che sembra sostanziosa ma in realtà è la somma degli stanziamenti fino al 2020? E che cosa gli dirà il signore del piano di sopra che si trova nella stessa situazione e con un tumore da curare e anche un giorno di tranquillità in meno perché da lui l’ufficiale arriverà già domani?

Siamo a via Giolitti in quelle che un tempo erano le case dei ferrovieri. In cambio della loro piena disponibilità, e quindi della possibilità di chiamarli a qualsiasi ora della notte oltre al normale lavoro durante il giorno, gli operai ottenevano un appartamento a due passi dalla stazione. In caso di incidenti o guasti, in cinque minuti erano sul posto, pronti ad intervenire. Nulla di lussuoso. Visto dall’esterno il palazzo sembra un blocco di marmo circondato dai binari: quelli del tram lungo la strada e quelli dei treni sul lato opposto. Il marmo è lo stesso della stazione Termini perché della stazione l’edificio è sempre stato il prolungamento naturale.

Il marito della signora Anna, Ubaldo Urbani, aveva ottenuto uno dei 12 appartamenti del palazzone. Era uno dei più piccoli, al piano terra, 80 metri quadrati circa, una cucina e due stanze con vista sulla mensa delle ferrovie e unite sul lato opposto da un lungo corridoio buio. Quello che basta per crescere tre figli e vivere in modo dignitoso a chi, per anni, è stato costretto a correre nel cuore della notte, prima come operaio poi come verificatore.

All’inizio degli anni Novanta arriva il momento di andare in pensione. Purtroppo due anni dopo una malattia si porta via Ubaldo, la signora Anna rimane da sola con la pensione di reversibilità del marito nella piccola casa dal corridoio buio e la vista sulla mensa dei ferrovieri.

Un giorno arriva una lettera. Il proprietario del palazzo fa capire che c’è una possibilità di acquistare ma promette di lasciare comunque gli inquilini in affitto nell’appartamento, a patto che paghino e abbiano un reddito inferiore a 58 milioni di euro l’anno. “E chi li aveva! Magari avessimo avuto una cifra simile, saremmo andati a vivere altrove. E, quindi, non ci siamo preoccupati” racconta la signora Anna. Nel frattempo, però, le Ferrovie sono state spezzettate, gli immobili sono diventati di proprietà della società Metropolis poi passeranno a Grandi Stazioni, una Spa controllata al 60% da Ferrovie dello Stato e al 40% dalla società Eurostazioni Spa, di cui fanno parte Edizione Srl (Gruppo Benetton), Vianini Lavori Spa (Gruppo Caltagirone), Pirelli & C. Spa (Gruppo Pirelli) e Sncf Partecipations S.A. (Société Nationale des Chemins de Fer).

Non è solo una questione di nomi, per gli inquilini del palazzo cambia tutto. Siamo nel nuovo Millennio, la signora Anna ha settant’anni e un’invalidità all’80%: non le toglie la possibilità di camminare ma gli acciacchi si sentono. I figli sono lontani, ognuno di loro ha la sua famiglia. Nel 2006 scade anche l’ultimo contratto stipulato con Metropolis. La signora Anna e Marino Riva, l’inquilino del piano di sopra, mandano lettere su lettere per chiedere il rinnovo, nessuna risposta. La signora Anna inizia a preoccuparsi: senza contratto non ha più alcuna protezione. Fa domanda per un alloggio popolare, le assegnano un punteggio abbastanza alto: invalida, vedova e con un reddito non alto come potrebbe essere diversamente? Se il Comune di Roma assegnasse delle case popolari potrebbe anche ottenerne una. Ma in Campidoglio nulla si muove.

La signora Anna è costretta a rimanere dov’è. Se potesse lascerebbe quest’appartamento dove la vita diventa ogni giorno più difficile. In bagno e in quella che un tempo era la stanza dei figli sono pure scoppiati i tubi del riscaldamento, la casa si è mezza allagata e nessuno è venuto ad aggiustarli. Ma di affitto paga 96 euro, più altri 116 di oneri accessori. Se si sommano anche i conguagli, le spese di gas, luce, telefono, riscaldamento e nettezza urbana ogni mese vanno via almeno 400 euro. Ne entrano poco meno di mille grazie alla pensione del marito, vuol dire rimanere con 500 euro per vivere. “Va bene così ma non ho i soldi per andare ad affittare un’altro appartamento con i prezzi che ci sono a Roma”, spiega. Invia altre lettere per proporre un aumento di affitto, vorrebbe pagare anche il doppio, ma nessuno risponde. E’ un dialogo fra sordi. Grandi Stazioni non ha alcuna intenzione di lasciare lei e l’altro ex-ferroviere dentro quelle case, e non importa se anche Marino Riva ha un’invalidità all’80% e ora un tumore accertato per cui sta iniziando a curarsi. A poco a poco è riuscito a mandare via la gran parte dei vecchi inquilini dal palazzone di marmo, per riempirlo di uffici e di affitti che nemmeno l’intera pensione della signora Anna basterebbe per pagare.

Nel 2008 arriva il primo ordine di sfratto, nel 2011 la sentenza che rende lo sfratto esecutivo. Da quel momento a salvare la signora Anna e Marino Riva sono solo il governo e la proroga del blocco agli sfratti per persone in condizioni di particolare bisogno come loro. Quest’anno la proroga non è stata riconfermata, il governo ha annunciato misure di sostegno ma quando la settimana prossima l’ufficiale giudiziario busserà alla porta la signora Anna che cosa gli dirà per evitare di finire sotto un ponte? ‘Gli dirò che il governo ha promesso un sostegno – mormora fa sé la signora Anna – ma finirà che prima o poi ci manderanno via come bestie’.

articolo di FLAVIA AMABILE

 

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Casa, sgomberati gli uffici dell’anagrafe occupati dai movimenti.

Roma_-_Via_L._Petroselli

Sono stati sgomberati stamattina gli uffici dell’Anagrafe di Roma occupati alcuni giorni fa dai movimenti di lotta per l’abitare. I locali di via Luigi Petroselli, al centro storico, erano stati occupati alcuni giorni fa dai militanti per protesta contro l’articolo 5 del Piano Casa.- «La scelta dello sgombero rappresenta la risposta più chiara alle richieste avanzate dai movimenti: nessuna disponibilità a mettere in discussione una legge odiosa che sostiene la speculazione e cancella il diritto alla casa in questo paese». Con queste parole i movimenti per il diritto all’abitare commentano lo sgombero del presidio agli uffici dell’Anagrafe del comune di Roma avvenuto questa mattina. «Anche i tentativi di mediazione del neo assessore Danese – spiegano – risultano inutili di fronte a tanta protervia. Il decisionismo renziano viene adottato e sostenuto dall’amministrazione e dalla prefettura romana. Al confronto si preferiscono le divise e i manganelli. Si preferisce continuare a sguazzare nell’emergenza piuttosto che affrontare le questioni sollevate dai movimenti e mettere mano a interventi strutturali e definitivi». I movimenti chiudono poi la nota annunciando una manifestazione per sabato prossimo. «Le dimissioni di questa giunta sono ormai inappellabili – affermano -, il mondo di sopra va tolto di mezzo!».«È previsto per mercoledì mattina, nella sede del dipartimento capitolino Politiche abitative, al Quadrato della Concordia, l’incontro fra i Movimenti per il diritto all’abitare e gli assessori alle Politiche abitative di Roma Capitale, Francesca Danese, e della Regione Lazio, Fabio Refrigeri». Lo ha annunciato Cristiano Armati del Coordinamento cittadino lotta per la casa, durante la conferenza stampa in corso davanti all’Anagrafe di viale Petroselli, sgomberata stamattina dalle forze dell’ordine dopo un’occupazione di due settimane. Sul tavolo, spiega, «la delibera della Regione Lazio sull’emergenza abitativa, varata lo scorso anno e finora in sostanza osteggiata dal Governo con il suo Piano Casa e rallentata dal Campidoglio quando era assessore Daniele Ozzimo, poi coinvolto nella vicenda ‘Mafia Capitalè». In particolare, sottolinea Armati, «chiediamo che tutti coloro che vivono negli stabili occupati e censiti abbiano il pieno diritto alla residenza e a tutto quanto ne consegue, a partire dal diritto all’istruzione e alla sanità».

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Piano Casa: in quali Regioni è ancora in vigore?

italia

Nessun Piano Casa per Emilia Romagna, Sardegna e Lombardia. Mentre molte Regioni hanno prorogato fino a dicembre 2015, altre hanno introdotto delle novità importanti e proroghe fino al 2017.

 

Se in Emilia Romagna, Sardegna e Lombardia è già scaduto da un po’ di tempo, altre Regioni hanno invece deciso di prorogarlo per uno o addirittura due anni. Stiamo parlando del Piano Casa sugli ampliamenti edilizi e le ricostruzioni introdotto nel 2008 dal Governo Berlusconi ed ancora oggi in vigore in alcune Regioni e addirittura permanente in altre (Umbria, Valle d’Aosta e Provincia di Bolzano).

ULTIME PROROGHE. Le ultime Regioni ad aver deciso di prorogare in ordine di tempo il Piano Casa sono state Calabria, Abruzzo, Puglia, Piemonte e Marche.

Nello specifico, in Calabria il Piano è stato prorogato fino al 31 dicembre 2016, mentre in Abruzzo si è deciso di posticipare di un anno il termine per la presentazione delle domande (31/12/2015).

In Puglia, invece, oltre la proroga al 31 dicembre 2015 sono state approvate alcune novità come, ad esempio, il bonus del 20% di ampliamento rispetto alla volumetria esistente, ora applicabile anche agli immobili non residenziali con volumetria esistente prima dei lavori inferiore o pari a 500 metri cubi.

Infine, in Piemonte sarà possibile continuare a usufruire dei permessi di ampliamento ancora per tutto il 2015, mente nelle Marche – oltre allo slittamento dei termini al 31 dicembre 2016 – la nuova disciplina prevede il recupero e la trasformazione dei sottotetti.

LE ALTRE REGIONI. Ricordiamo che in Basilicata, Sicilia e Toscana la proroga del Piano Casa fino al 31 dicembre 2015 era già stata approvata nel 2014, mentre Campania eMolise già nel 2013 avevano votato positivamente per prolungare rispettivamente fino al 10 gennaio 2016 e al 31 dicembre 2015 il bonus cubature.

SCADENZA AL 2017 PER FRIULI, LAZIO e VENETO. Nel 2017 scadranno invece i Piani di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lazio.

Oltre alla proroga, il Lazio ha deciso di riscrivere quasi completamente il Piano Casa (leggi qui). Rispetto al Piano precedente, il nuovo prevede numerose modifiche, a partire dall’eliminazione della premialità di un aumento di cubature del 10% sulla volumetria dell’intero piano attuativo del piano regolatore per le costruzioni nelle aree libere edificabili. In tal modo la premialità consiste solo nel cambio di destinazione d’uso. Una seconda modifica di rilievo riguarda l’introduzione di norme che vincolano le risorse aggiuntive derivanti dal Piano casa alla realizzazione di opere e servizi per i cittadini: se non si potranno realizzare i servizi, secondo quanto stabilito dal Piano regolatore, è prevista infatti la cosiddetta “monetizzazione degli standard urbanistici”, ossia un pagamento sostitutivo vincolato alle modifiche introdotte. Per questo, inoltre, vengono cambiate le norme che andavano ad incidere sulla pianificazione urbanistica attraverso un sistema di deroghe – in particolare i cambi di destinazione d’uso – con relativo premio di cubatura, restituendo centralità alle Giunte e ai Consigli comunali.

IN VENETO EMANATA UNA CIRCOLARE ESPLICATIVA. In Veneto, invece, la riformulazione del Piano Casa che ha fissato la scadenza al 2017 è stata duramente criticatata, tanto che la Regione è dovuta intervenire con una circolare esplicativa che fornisce indicazioni al fine di superare eventuali dubbi interpretativi e rendere uniforme l’applicazione delle recenti norme regionali che reiterano il Piano Casa (L.R. n. 32/2013).

La circolare, che spiega dettagliatamente come si applica la legge, ha ottenuto il parere della competente commissione consiliare e sarà trasmessa ai comuni e alle Province sostituendo le precedenti (leggi qui).

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Nuovo catasto, primo incontro tra Entrate e associazioni

Prevista la suddivisione degli immobili urbani in due grandi gruppi: la categoria ordinaria e la categoria speciale.

Venerdì scorso si è tenuto a Roma un importante incontro fra l’Agenzia delle entrate-ramo territorio e il Coordinamento nazionale interassociativo Catasto, costituito da Abi, Ance, Ania, Casartigiani, Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia, Confesercenti, Confindustria e Fiaip.

Le linee guida dell’attuazione della riforma sono state illustrate dalla dott.ssa Gabriella Alemanno, vicedirettore dell’Agenzia delle entrate, mentre gli aspetti tecnici dell’operazione sono stati trattati dal dott. Gianni Guerrieri, presente insieme a numerosi dirigenti dell’Amministrazione.

GLI ANNI DI RIFERIMENTO. Nel corso dell’incontro, l’Agenzia del territorio ha confermato – riferisce una nota di Confedilizia – che gli anni che saranno presi a riferimento ai fini della determinazione di valori e rendite degli immobili saranno il 2012, il 2013 e il 2014 e che le aste giudiziarie saranno considerate ai fini della determinazione del valore degli immobili, così come del resto fa già l’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI) dell’Agenzia. E’ stato confermato, anche, che l’orizzonte temporale della riforma è quinquennale.

IL NODO DELL’INVARIANZA DI GETTITO. Un acceso confronto si è avuto tra Agenzia e Coordinamento in merito alla norma in tema di invarianza di gettito, che la prima considera da valutarsi negli effetti su scala nazionale e non su scala comunale, rendendola quindi controllabile, come la Confedilizia interpreta invece il disposto della legge delega. Altrettanto, opinioni radicalmente diverse sul fatto che si vogliano modificare gli ambiti territoriali dell’OMI, peraltro sulla base di imprecisi criteri.

A RISCHIO GLI IMMOBILI STORICO-ARTISTICI. Per gli immobili storico-artistici gli esponenti dell’Agenzia del territorio hanno riferito che i castelli saranno inquadrati in uno speciale Gruppo catastale mentre la posizione dei palazzi storici sarà singolarmente esaminata per inquadrare gli stessi, in ragione della prevalenza dell’aspetto abitativo o monumentale, nell’anzidetto Gruppo o in quello degli immobili ordinari.

All’uscita dall’incontro, il Presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, ha dichiarato: “L’incontro è stato abbastanza deludente e particolarmente preoccupante in ispecie relativamente al trattamento degli immobili storico-artistici. Comunque, speriamo in miglioramenti anche con il concorso dell’Ufficio legislativo del Ministero delle finanze, che ha attualmente all’esame il provvedimento, per il quale contiamo su una approfondita valutazione anche da parte del Consiglio dei ministri, che lo esaminerà nella seconda metà di febbraio e, comunque, delle Commissioni Finanze di Senato e Camera. Nel fissare valori e rendite non si può infatti prescindere dall’attuale smodata pressione fiscale”.

SI PARTIRÀ DAI ROGITI 2012-2014. Il secondo decreto attuativo della delega fiscale – dopo quello sulle commissioni censuarie – arriverà in Consiglio dei ministri nella seconda metà di febbraio, e dovrebbe prevedere, come punto di partenza per la definizione dei nuovi valori catastali, i rogiti dell’ultimo triennio (2012-2014), tenendo presenti anche le aste giudiziarie. Il calcolo del valore catastale si baserà su un algoritmo determinato in base alla categoria dell’immobile e alle zone.

NUOVE CATEGORIE CATASTALI. È prevista la suddivisione degli immobili urbani in due grandi gruppi (anziché i 5 attuali): la categoria ordinaria e la categoria speciale.

Nella categoria ordinaria rientreranno gli immobili “a destinazione ordinaria” – le abitazioni – identificati con la lettera “O”. Questa categoria sarà articolata in 8 sub-categorie – da O/1 a O/8.

Nella categoria speciale andranno gli immobili “a destinazione speciale”, identificati dalla lettera “S”. Qui saranno previste ben 18 sotto-categorie in base alla tipologia di attività degli impianti – ambiente, industria, energia, logistica miniere – o degli immobili occupati da servizi (commerciali, direzionali, sanità scuole, eccetera).

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