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Suburbicon

 di George Clooney. Con Matt DamonJulianne MooreNoah JupeGlenn FleshlerAlex Hassell USA 2017

Nel 1957 a Levittown in Pennsylvania la famiglia di colore Mayers, appena trasferitavi, era stata fatta oggetto di violente dimostrazioni razziste. Clooney voleva traferire per la sua sesta regia quella storia sullo schermo e, per arricchirla cinematograficamente, aveva acquisito una sceneggiatura dei fratelli Coen – con loro aveva lavorato in 4 film (Fratello dove sei, Prima ti sposo, poi ti rovino, Burn after reading – A prova di spia e Ave, Cesare!) – rielaborandola con il suo socio e sceneggiatore di fiducia Grant Heslov. Il risultato è piuttosto deludente per vari motivi: la storia della città immaginaria di Suburbicon i Coen la avevano scritta subito dopo il loro Blood simple e più di trent’anni pesano non poco al cinema (loro nel frattempo ne avevano difatti perfezionato il plot prima – in parte – ne L’uomo che non c’era e poi nello splendido Fargo); nonostante gli sforzi di Heslov la storia dei Mayers e quella di Gardner fisicamente e temporalmente si incontrano ma narrativamente no – anche se una grassona (Peggy Miley), in un’intervista alla fine del film dice che da quando ci sono quei neri succedono strane cose – e, infine, Clooney non è assolutamente i Coen: laddove loro sanno dare agli immorali, perdenti e pasticcioni dei loro film un alone di pietistica grandezza, lui mette in fila dell’ottimo girato, senza riuscire a comunicare emozioni. Un discorso a parte va fatto, poi, per le scelte di cast: sono ottimi i comprimari, Oscar Isaac (lo ricorderete in A proposito di Davis dei Coen) in testa, è invece un po’ legnoso l’appesantito Damon, mentre la Moore rifà il personaggio di Lontano dal paradiso e i caratteristi sono eccessivamente freak, a voler troppo platealmente sottolineare la disumanità degli wasp di quegli anni. I Coen non lo avrebbero mai fatto.


 

La cittadina Suburbicon, nata come oasi per gli americani middle e upper class, negli anni ’50 è un piccolo paradiso, abitato da famiglie apparentemente in tutto simili a quelle della pubblicità ma un giorno il postino Henry (Steve Monroe) scopre, con orrore, che i nuovi vicini, i signori Mayers (Karimah Westbrook e Leth M. Burke) e il loro figlio decenne Andy (Tony Espinosa) sono neri! Loro dirimpettai sono i Lodge: il capofamiglia Gardner (Damon), la moglie Rose (Moore), costretta su di una sedia a rotelle da un incidente di macchina e aiutata dalla gemella Margaret (Moore), e il loro figlio Nicky (Jupe). La comunità, in una riunione tumultuosa, decide di agire con azioni di boicottaggio contro gli indesiderati Mayers e i Lodge sono alle prese con due rapinatori, Sloan (Flesher) e Louis (Hassell), che, entrati in casa, li legano e li cloroformizzano e, mentre gli altri sono addormentati, a Rose somministrano una dose doppia di etere causandone la morte. Margaret decide di rimanere in casa per accudire Nicky, che nel frattempo è diventato amico di Andy. Al funerale il rozzo ma affettuoso zio Mitch (Gary Basaraba) si offre di venire a trovare il nipote ma Gardner e Margaret rifiutano con decisone. Qualche giorno dopo, Gardner e la cognata vengono convocati dal capitano di Polizia Hightower (Jack Conley) per un confronto all’americana e Nicky (che era venuto con la zia che non aveva dove lasciarlo) si accorge, con stupore ed angoscia, che loro dichiarano di non riconoscere nessuno dei pregiudicati mente Sloan e Louis sono in fila con gli altri. I due delinquenti, che evidentemente sono in combutta con lui, vanno nell’ufficio di Gardner e, per rammentargli gli impegni presi, gli rompono il naso. Una notte Nicky sente dei rumori venire dalla cantina dove il padre era andato a dormire per cedere la stanza a Margaret, e quando scende sorprende Gardner che sta sculacciando la cognata con una racchetta da ping pong; la situazione e l’imbarazzo dei due gli fanno capire che fra i due c’è qualcosa. Qualche notte dopo, spiando il padre che si è infilato in camera di Margaret, capisce che loro sono responsabili della morte della madre e comincia a temere per la propria vita. Hightower va da Gardner per chiedere spiegazioni sul fatto che nel taccuino di un boss locale comparisse il suo nome come debitore per un prestito, mentre Sloan, stanco di aspettare ordina a Louis di recarsi quella notte ad uccidere Nicky e Margaret e quest’ultima riceve la visita dell’investigatore assicurativo Bud Cooper (Oscar Isaac), che subodora subito che dietro la polizza sulla vita di Rose c’è qualcosa di losco e promette di tornare più tardi per chiarirsi con Gardner. Quella sera i tumulti davanti alla casa dei Mayers si fanno violenti: vengono lanciati oggetti e bruciata la loro macchina e Cooper va a casa Lodge e, senza mezzi termini, dice di aver capito tutto e chiede tutto il premio assicurativo in cambio del suo silenzio; Margaret gli serve un caffè avvelenato e, mentre lui corre in strada in preda agli spasimi, Gardner lo insegue in strada e lo finisce con un attizzatoio; ne carica in macchina il cadavere e lo porta in un posto isolato, seguito a distanza da Sloan che ha appena lasciato a casa Lodge il complice. Nicky si è barricato in camera (ha sentito tutto) e la zia gli prepara un sandwich e del latte pieni di barbiturici tritati; intanto lui, spaventato a morte, telefona allo zio. Mentre lei lo blandisce perché scenda a mangiare, arriva Louis che la ammazza e sfonda la porta di Nicky che si è nascosto sotto al letto. Lo sta per acciuffare quando arriva Mitch che uccide il killer e, con il coltello dell’altro piantato nella schiena, fa in tempo a nascondere il nipote in un armadio e a dargli una pistola prima di morire. Gardner torna in bicicletta a casa e viene fermato da Sloan che lo sta per colpire quando un camion lo travolge, schiantandosi sulla macchina con il cadavere di Cooper. Tornato a casa vede i tre cadaveri e disarma il figlio al quale offre l’alternativa tra l’essere ucciso e fuggire con lui nel protettorato di Aruba, dove non esiste estradizione ma la cenetta di Margaret…