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Sicurezza, al via a Roma gli Osservatori territoriali.

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Ma nelle periferie regna il degrado
Il viaggio di Ofcs.report nei municipi abbandonati.
Sette Osservatori territoriali per la sicurezza a Roma. Il 9 gennaio scorso è stato firmato un protocollo tra Prefettura, Comune e forze dell’ordine per la durata di due anni. Da cosa deriva questo bisogno? Lo scorso ottobre nella capitale era stata dichiarata l’emergenza sicurezza: i vigili avevano ammesso di non poter stare dietro a tutte le segnalazioni di aggressioni, furti e violenze ricevute. Ma su quindici municipi, sono solo sette le zone individuate, e alcune coprono aree vastissime. Solo il centro ha il suo Osservatorio privilegiato. Le periferie si sentono abbandonate.

VIAGGIO NEL III MUNICIPIO DELLA CAPITALE: TRA DROGA, RISSE E DEGRADO
Siamo stati proprio in uno di quei municipi penalizzati, accorpati con un territorio dell’Osservatorio troppo grande per affrontare adeguatamente i bisogni del quartiere. Ecco il III Municipio, tra piazza Sempione e Mentana, con più di 200mila abitanti. Abbiamo appuntamento con il preside della scuola elementare di piazza Monte Baldo, la più frequentata dai bambini della zona. Tra gli schiamazzi degli ultimi studenti che escono di pomeriggio, il preside mostra due piani dell’istituto completamente abbandonati. Polvere, calcinacci, metalli sporgenti e una puzza di muffa dominante: “Questo spazio con il teatro doveva essere il punto di ritrovo del quartiere e invece è un pezzo di scuola di cui mi vergogno, ed è anche pericoloso quando qualche bambino passa di qua. Se non ci sono spazi condivisi, i ragazzi non sanno che fare e vedono solo il degrado come possibilità nel municipio”.

Sono le sei di pomeriggio quando usciamo. Le persone rientrano dal lavoro e alla fine di via Nomentana, nella piazza principale, la situazione sembra tranquilla tra un bar con i tavolini sulla strada e le luci di Natale ancora accese. Andiamo verso il mercato rionale, sono in molti a ricordare quando, anni fa, era il fiore all’occhiello di Montesacro. Adesso apre solo la mattina, forse, ma le porte non sono chiuse a chiave. Dentro due clochard si preparano per passare la notte sotto il tetto del mercato. Fuori, nel giardinetto, l’immondizia impedisce il passaggio. Fermiamo una signora con il bastone: “che ci fa qui da sola signorina?”. Incoraggiante.

Proseguiamo, fino a ritrovarci sotto il cavalcavia che gli abitanti del quartiere chiamano “Viadotto dei Presidenti”. Qui, nel 2015, un gruppo di cittadini aveva riconquistato un pezzo di periferia con il progetto “SottoilViadotto”, giovani architetti del gruppo finanziato da Renzo Piano, avevano dipinto e costruito una piazza da zero, coperta dal ponte. Adesso solo sacchi neri con dentro qualsiasi cosa. I pezzi di macchine e tutte le istallazioni che rendevano colorato il posto sono state distrutte, o al massimo usate come case occupate. E’ impressionante tornare solo 12 mesi dopo e vedere in lontananza un gruppo di ragazzi sui 20 anni intenti a drogarsi. Alle sette di sera, nella capitale. Suoniamo al citofono del palazzo più vicino al viadotto: “lì ci sono spesso risse”, spiegano i residenti. Qua è la periferia a essersi ripresa un pezzo buono per lo spaccio. Benvenuti in un quartiere di Roma, lontano dal centro.

PERCEZIONE DELLA SICUREZZA
Appena istituiti, gli Osservatori delle sei zone non centrali avranno già molto da lavorare. Ogni area ha le sue criticità, ma tutti i presidenti dei municipi accorpati nel protocollo degli Osservatori reclamano: “le periferie sono abbandonate”. Il III Municipio è solo un esempio, ma anche Giovanni Boccuzzi, presidente del V Municipio (Centocelle-Prenestino) ha sottolineato “Noi abbiamo 246mila abitanti, una città in pratica. Si tratta di uno strumento azzoppato, che non guarda ai veri problemi di Roma. E’ bello tenere pulito il centro storico, ma i cittadini che vivono in altre zone hanno quasi paura a uscire la sera. Non si può”.

“La percezione dei romani è di una città fragile e minacciata” si legge in una relazione della stessa sindaca Raggi. Una città dove non si vive bene, degradata e dove la giustizia non viene fatta rispettare, soprattutto in certi municipi, che sono poi grandi come una città media italiana. Nel 2015, sotto il Prefetto Gabrielli, con l’esperienza dei “Collegi” ci sono state le prove generali. Ora gli Osservatori esistono davvero. Segnalare criticità e degrado, vigilare in ore particolari se necessario, essere più vicini ai problemi di quartiere con interventi immediati: questi sono i compiti di ogni Osservatorio.

I PUNTI CALDI PER GLI OSSERVATORI
Il Viceprefetto aggiunto Giuseppe Licheri spiega che “L’Osservatorio è presieduto e coordinato da un dirigente della Prefettura, è composto anche dal direttore di ciascun municipio, dai dirigenti dei commissariati, con il compito anche di coordinare lo sviluppo tecnico–operativo delle determinazioni; dai comandanti dei Carabinieri, da un rappresentante della Guardia di Finanza; da personale di Roma Capitale e dai comandanti dei Gruppi di Polizia locale“. Anche le risorse economiche verranno messe in campo da tutte queste autorità.

Verrà data particolare attenzione a insediamenti abusivi, occupazioni di immobili, prostituzione, spaccio di stupefacenti, abuso di sostanze alcoliche e roghi tossici. Per qualcuno possono sembrare fenomeno lontani dalla realtà, ma sono all’ordine del giorno appena ci si allontana dal Colosseo. Quando si tratta di sicurezza sono tutti coinvolti, “Possono partecipare alle riunioni- continua il Viceprefetto – anche i responsabili amministrativi interessati alle tematiche. Un esempio: per interventi che riguardano i roghi tossici sono chiamati a partecipare anche rappresentanti del Gruppo Carabinieri Forestale. Anche i cittadini hanno un loro ruolo: nella fase operativa possono testimoniare o formare dei comitati appositi”.

Altre città sembrano interessate a prendere il modello degli Osservatori Territoriali per la sicurezza, ma forse prima vanno sperimentati bene i suoi risultati su Roma.

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