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Sei nonni sotto un tetto, si moltiplica il co-housing anti-crisi

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cohousingA Roma con S.Egidio si sperimentano esperienze di comune

Sei nonni sotto un tetto. Accade a via Pratomagno, nel quartiere africano, a Roma dove si sperimenta la condivisione di una casa tra anziani. Per combattere la crisi ma anche la solitudine si dividono le bollette, la spesa ma anche il tempo. A via Pratomagno il coinquilino più anziano, Michele, ha 98 anni. Ma c’è anche Clinio, che ha vissuto per anni in strada e poi si è fermato; Francesco, ex macchinista tipografico soprannominato ‘il ministro degli Esteri’ o ‘delle minestre’ per via delle sue abilità culinarie. Poi ci sono Luigia, Oliviero e Angela. All’ingresso della casa si apre lo spazio comune: sulla destra c’è una cucina (alle 19 c’è già qualcosa che bolle in pentola), sulla sinistra una sala dominata dalla tv e dalle poltrone che dà su una terrazza. “Sono arrivato qui circa tre anni fa, prima stavo in un ‘ricovero’ – racconta Michele -. Sono stato lì 10 anni, poi ho saputo che qui c’era posto e sono venuto. Mi trovo bene, perchè lì eravamo 32 persone e qui 6. Ci facciamo compagnia. Andiamo d’accordo, mangiamo insieme, abbiamo le nostre camerette. Siamo tutti amici, viviamo insieme come facciamo a non essere uniti…”.

Nelle stanze, quattro in tutto per gli anziani, ognuno conserva con cura un po’ del suo passato: foto, quadri e ricordi mostrati con orgoglio. Come delle pipe intagliate nel legno da Francesco, uno della casa: “Sono arrivato il 18 dicembre del 2010 e sono il primo – racconta fiero – La giornata tipo? I primi si svegliano alle 7.30, qualcuno alle 9.30. Poi iniziamo a cucinare, in genere lo faccio io per tutti, per i belli e i brutti – scherza – Perché quando cucino io si mangia un po’ meglio. La mia specialità è la zuppa di fagioli. Dopo pranzo qualcuno esce, altrimenti stiamo qua”. Se facciamo feste e cene a casa? “Avoja! – risponde in romanesco Oliviero, classe 1933 -. Sempre, quasi tutte le domeniche, a volte c’è un compleanno, poi una cosa, un’altra!”.

“Qui ognuno contribuisce come può al mantenimento della casa – spiega Roberto Bortone, dellaComunità di Sant’Egidio – ogni anziano dà una parte in base al suo reddito per contribuire alle spese della casa, dalla badante alle pulizie, fino alle bollette e alla spesa”. Gli anziani “escono a fare la spesa, hanno rapporti di vicinato e questo è importante anche per la loro salute – dice Giovanna Sisti, anche lei di S.Egidio -. Questa è un’esperienza replicabile perchè ogni volta che due anziani mettono insieme le loro risorse, una casa, una pensione c’è la possibilità di una convivenza e quindi la possibilità di non andare in istituto. In un momento in cui il welfare è in crisi, le pensioni sono limitate e il problema della casa esiste la possibilità di fare delle convivenze è una rivoluzione anche culturale, una possibilità concreta di far fronte in modo sereno al momento della vecchiaia”. Tra i coinquilini di via Pratomagno si percepisce un rapporto ormai consolidato: scherzano, si stuzzicano. Una comune agée dove si condivide tutto e ci si aiuta. Anzi, qualcosa di meglio di una comune. “E’ come una famiglia – dice Angela con gli occhi da bambina- ed è quello che desideravo per la mia vecchiaia”

Paola Lo Mele (ANSA) 

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