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Magic in the Moonlight

Un bentornato al cinema di papà

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di Woody Allen. Con Eileen AtkinsColin FirthMarcia Gay HardenHamish LinklaterSimon McBurney  Francia, USA 2014

Stanley Crawford (Firth) è un illusionista inglese che ha grande successo nei panni del mago cinese Wei Ling Soo; rampollo di buona famiglia, snob e cinico Stanley si diverte, come Houdini, a smascherare i ciarlatani che, fingendo poteri esoterici, truffano i creduloni. Una sera a Berlino lo raggiunge il suo vecchio amico Howard (McBurney), anche lui illusionista – da ragazzi avevano studiato insieme le tecniche di magia – ma di minor successo, che gli chiede di smascherare Sophie (Emma Stone), una veggente che si è piazzata con la madre (Gay Harden) in Provenza a casa della sua ricca zia Grace Catledge (Jacki Weaver). Howard aveva tentato di scoprire i trucchi della veggente ma senza riuscirci ed ora chiede al ben più abile Stanley di provarci prima che la ragazza, che ha fatto innamorare il figlio di ms. Grace, Bridge (Linklater), entri per sempre nella loro famiglia. Stanley accetta anche perché in Provenza abita la sua amata zia Vanessa (Atkins) che non vedeva da tempo. Arrivato alla villa dei Catledge, viene accorto dalla figlia di ms. Grace, Caroline (Erika Leerhsen) e da suo marito lo pìsicanalista George (Jeremy Shamos), entrambi convinti della malafede della veggente. Sophie appena conosce Stanley – che si presenta con un uomo d’affari- gli svela particolari della sua vita che pochissimi conoscevano e quando questi assiste ad una prima seduta medianica non riesce a trovare nessun trucco. Il giorno dopo la ragazza gli dice di aver capito la ragione della sua presenza nella casa e lo sfida apertamente. Lui la porta dalla zia e anche lì lei li sorprende entrambi dando particolari della vita della signora che si erano persi nel tempo. Di lì a poco Stanley si innamora di Sophie, trascura di telefonare alla fidanzata Olivia (Catherine McCormak), si convince che la ragazza è davvero dotata di poteri extra-sensoriali e convoca una conferenza stampa nella quale dichiara di essere, per una volta, convinto che esista qualcosa che trascende la razionalità e che Sophie ne è la prova. In piena conferenza gli comunicano che Vanessa ha avuto un grave incidente e lui si precipita in ospedale; qui, disperato, si sorprende a pregare per la salvezza della zia ma quel gesto, per lui enorme, gli fa suonare un campanello d’allarme: raggiunge Sophie e rivela a lei e ad Howard di aver capito che loro si erano messi d’accordo – lei per rafforzare la propria posizione e lui per invidia dei suoi successi – per turlupinarlo (lui conosceva i segreti che lei sembrava divinare e, durante le sedute medianiche, lui, indisturbato, produceva gli effetti voluti). Quando zia Vanessa, guarita, torna a casa lo convince che l’amore non è razionalità e che Sophie, con tutti i suoi difetti, è la donna che può portare la vera magia nella sua vita.

Allen ha già più volte usato il tema della magia come metafora dei sentimenti, oltre che del cinema e delle sue illusioni (Stradust memories, La maledizione dello scorpione di giada, Scoop) ed abbiamo già trovato, in Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, una medium imbrogliona, così come molti suoi film sono, come questo, dichiarati omaggi alla sophisticated comedy degli anni ’30,’40 di Frank Capra, George Cukor e Gregory La Cava. Magic in the moonlight non è, quindi, il suo film più originale e, del resto, la sua scelta – anche alimentare – di fare un film all’anno esclude la possibilità che ciascun titolo sia un capolavoro e questo non è intenso come Blue Jasmine (neanche slabbrato come To Rome with love però) ma ha un suo gradevole perché e mantiene il garbo dell’Allen cinefilo che riesce a far scaturire emozioni da ammiccanti citazioni ( qui fa anche cantare Ute Lemper vestita come Lola –Lola ne L’angelo azzurro).

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