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Lettura comparata del Manifesto di Corviale e Romaprossima

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La rigenerazione di Corviale interpreta in pieno le scelte urbanistiche di Romaprossima elaborate dall’assessore Caudo sin dalla premessa/manifesto d’intenti: “la città è uno stato d’animo” (1).
La comunità di Corviale, con le sue lotte, con la sua grande vivacità culturale, con la sua voglia di partecipare alla costruzione di una vita migliore, con questo “stato d’animo” (1), ha costruito un progetto di rigenerazione in linea con gli intenti di Caudo di “intervenire sull’esistente trasformandolo e recuperandolo; risanare e valorizzare il contesto urbano per il rilancio e lo sviluppo economico della città; (ri)produrre città pubblica coinvolgendo gli abitanti…rispondere alle esigenze del territorio e ai reali bisogni degli abitanti; rafforzare con nuove funzioni il ruolo di Capitale e infine conseguire una valorizzazione economica che possa trovare l’interesse degli operatori privati…assicurando la totalità dei servizi e delle infrastrutture pubbliche insieme alle case…(strade, parchi, fogne, parcheggi, illuminazione, collegamenti esterni,ecc.).” (1)
Sembra di leggere il Manifesto di Corviale che, sul tema, dice: “diventa decisiva un’azione mirata a promuovere e assicurare spazi pubblici e collettivi, intesi come luoghi di socialità, convivialità, creatività, integrazione e sicurezza. Si tratta di passare da un welfare assistenziale a un welfare produttivo che permetta di promuovere processi economici capaci di generare ricchezza e contestualmente spazi collettivi e beni relazionali, quali arte, cultura, salute, conoscenza, potenziando un’economia civile e mercati sociali in grado di creare benessere e rafforzare i legami comunitari.” (2)
Il percorso del progetto di Corviale è stato un percorso partecipato e pubblico perché anche noi come l’assessore pensiamo che “la città o è pubblica o non è” (1).
Caudo parla di “densificazione” (1), di “città compatta” (1), di “costruire dentro la città esistente…ma solo assicurando maggiore qualità urbana e non solo edilizia” (1).
Il Palazzone è il simbolo iconico di tutto ciò: è da solo già “città compatta” (1) che può diventare – attraverso la rigenerazione – “maggiore qualità urbana” (1), recupero del “deficit di infrastrutture” (1) e della “frattura tra centro e periferia” (1) di cui parla Tocci.
Se, come conclude l’assessore, “oggi la città è lo spazio della dislocazione, non c’è più un interno e un esterno, non più centro e periferia” (1) Corviale – col suo segno – può essere il simbolo di questa tensione a “ridurre la distanza tra aulico e periferico…dove l’attività agricola è integrata con le tipiche attività urbane, dove il ciclo dei rifiuti che comincia nella pattumiera di casa finisce con il compost prodotto dall’organico negli ecodistretti e disperso nei suoli produttivi e naturali della campagna romana” (1). Appunto come il Manifesto che, sul punto, recita: “i procedimenti che regolano il funzionamento della produzione, trasformazione, uso e gestione dei flussi energetici in entrata e in uscita a cominciare dai rifiuti connessi alle funzioni alimentari al fine di innalzare la resilienza e ridurre l’impronta ecologica connessa a tali funzioni” (2) insomma quel “rapporto tra costruito e spazi aperti” (1) che è la caratteristica del Quadrante con la sua congiunzione tra l’asse del Palazzone e la terra vasta del Parco dei Casali e della Tenuta dei Massimi (1.350 ettari di verde): il primo dei “vettori territoriali capaci di agglutinare funzioni e servizi” (1) di Romaprossima.

(1) Romaprossima

(2) Manifesto di Corviale

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