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Le periferie di Renzo Piano

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Il progetto “Rammendare le periferie” dell’archistar per il recupero dei quartieri. E in più i rammendi di Yoko Ono e la scuola di rimaglio di Brunello Cucinelli.
Rammendo: dal Senato alle periferie, dalla scuola di rimaglio alle performance degli artisti che riparano asfalto, identità e memorie: viaggio pindarico alla ricerca dei rattoppi possibili.

Rivoluzione Archipop. Da qualche mese c’è nuova vita al mercato comunale del Giambellino, storico quartiere popolare di Milano, quello del Cerutti Gino di Gaber. È bastato l’abbattimento di un muro – e l’apertura di un nuovo ingresso più comodo dal parco rionale – per ridare ossigeno a un luogo che oggi, tra casse di broccoli e di frutta, ospita anche associazioni culturali, gruppi giovanili. «Un piccolo intervento a costi contenutissimi, studiato dopo 12 mesi di incontri con gli abitanti di un quartiere sdrucito, senza manutenzione da quasi 40 anni: più che una ristrutturazione, un rammendo. Proprio come si fa con i capi più preziosi del guardaroba, recuperati alla funzione originale con piccoli punti sapienti». Chi racconta è Francesca Vittorelli, uno dei quattro giovani “architetti condotti”, spediti sul posto dal senatore Renzo Piano per riparare la periferia. Solo una delle tante declinazioni del rammendo, nuova parola d’ordine che sembra riguardarci sempre più da vicino, rimbalzando dal senato alle periferie, dai tutorial di Pinterest sulla toppa perfetta alle scuole di rimaglio, fino a contagiare laboratori poetici, street artist, performer. E che in queste pagine vi vogliamo raccontare, in una sorta di percorso kintsugi, alla scoperta dei molti rattoppi possibili.

Giambellino calling. Ma torniamo al progetto partito anni fa tra i damaschi e i velluti del senato, subito ricoperti da mappe e rendering del gruppo G124, il team di giovani professionisti e tutor che Piano ha voluto “mettere a bottega” col suo stipendio da senatore, e ribattezzare col numero del suo ufficio a Palazzo Giustiniani. Il diario dei rammendi, che dopo Catania, Roma, Torino e Milano, presto coinvolgeranno Marghera, si può leggere sulla lavagna virtuale di tumblr. «L’idea del G124 è che si può migliorare la vivibilità delle periferie con micro-interventi e piccoli progetti, più che grandi ristrutturazioni che rendono quei luoghi irriconoscibili», spiega Ottavio Di Blasi, tutor del progetto Giambellino. «Anche per questo abbiamo voluto consegnare agli abitanti un manuale di Piccoli consigli per il rammendo: riparare, mantenere e abitare in periferia: utile per riaprire i cortili, ma anche per aggiustare una finestra o togliere la muffa dal bagno».

Undici passi. Ago, filo e nodo, la mega scultura di Oldenburg e Van Bruggen in piazza Cadorna a Milano – è la foto di copertina del Calendario poetico 2016 che mette insieme scatti di Margherita Lazzati e poesie nate in carcere, nel Laboratorio di Scrittura creativa della casa di reclusione di Milano-Opera. «Un’immagine che è anche il simbolo di una possibile ricucitura tra chi è dentro e chi è fuori», dice la scrittrice Silvana Ceruti che da vent’anni conduce il laboratorio. «Ora col progetto Mura Trasparenti del Comune quell’utopia si è realizzata: poesie imperfette e ruvide come Undici passi, da qualche mese vengono affisse sugli spazi comunali. L’altro giorno uno degli autori mi ha detto: “Mi commuove l’idea che quando va a scuola, mio figlio legga una mia composizione: ora ha qualcosa di cui essere fiero”».

Anziché rottamare. Che questa voglia di rammendo corrisponda al declino dell’“asfaltare”? È l’ipotesi del sociologo Mario Abis, presidente dell’Istituto di ricerca Makno oltre che membro del Cda della Triennale di Milano. «Forse perché dopo anni di “rottamazione”, di cultura dissipativa, oggi si sente il bisogno di rimettere insieme i pezzi, ricucire passato e futuro. Viviamo in un paese straordinario, che però non sa valorizzare il suo tesoro di arte, cultura, paesaggio. Ma l’unico modo per reinventarsi è ripartire da questo patrimonio, restituendogli la sua vocazione originale. Come accade quest’anno alla Triennale, che dopo 20 anni riapre finalmente la sua grande Esposizione Internazionale (21st century. Design after Design). Coinvolgendo nuove sedi milanesi di grande prestigio come la Reggia di Monza, l’Hangar Bicocca, la Fabbrica del Vapore. Un rammendo progettuale e manageriale». Ripartire dal rammendo dell’identità di un paese, dalla memoria collettiva o individuale è anche una delle tendenze nell’arte e nel design contemporaneo: dalle performance con i Mend Piece di Yoko Ono, in cui l’artista chiede al pubblico di riavvicinare frammenti di ceramica con spago e colle perché «mentre rammendi per bene la tua tazza», dice «sai che di rammendare alla perfezione ce n’è bisogno in tutto l’universo. E tu in quel momento devi esserne consapevole»; dai pattern colorati cuciti sulle foto di Diane Meyer per dire che un’immagine, per quanto veritiera sia, non potrà mai raccontare la verità. E lei, questo gap emozionale lo colma a colpi di ago e filo.

Giù dal lettino. Gli Hikikomori giapponesi sono sempre più tra noi: i ragazzini chiusi nelle proprie camere con tablet e smartphone hanno costretto gli specialisti a inventarsi nuovi modi per riconnettere alla realtà le loro giovani vite. «La metafora del rammendo è quanto mai efficace in questi casi», racconta lo psicoanalista Gustavo Pietropolli Charmet, responsabile dell’consultorio adolescenti Il Minotauro di Milano. che sul tema ha firmato anche la prefazione del libro Il corpo in una stanza Addolescenti ritirati che vivono di computer (curatori Roberta Spiniello, Antonio Piotti, Davide Comazzi, ed. Franco Angeli).
«Se il lavoro classico dello psicoanalista è quello di aiutare le persone a rammendare la stoffa preziosa della memoria, così che i ricordi rimossi smettano di far male, oggi invece ci troviamo sempre più spesso a ricucire scissioni, a riconnettere parti della mente che sono lacerate, non comunicano più tra di loro. Succede ai serial killer che, come dicono i vicini, sono persone “normalissime e tranquille”. Succede ai ragazzini che si tagliano per trasferire sul corpo il dolore della psiche. Succede agli hikikomori. Il nostro lavoro è quello di aiutarli a ricucire le parti separate: una riparazione lunga e delicata che non avviene più nello studio dello specialista, ma di fronte alla porta chiusa della cameretta, tra mail, musica, biglietti sotto la porta. Un po’ quel che serve alla società, un rammendo tra le parti scisse, che hanno gran bisogno di connessione: città e periferie, nord e sud, nazioni ed Europa. Perché se queste parti smettono di dialogare, poi resta solo la guerra.

A scuola di rimaglio. Può un capo in cashmere lavorato con cura sartoriale e sapienza artigianale (e costato cifre a più zeri), essere abbandonato nel cassonetto al primo buco? A questa cultura dei consumi si oppone l’imprenditore umanista Brunello Cucinelli – acclamato “King of Cashmere” in Italia come all’estero – che nel borgo umbro di Solomeo ha stabilito non solo quartiere generale e azienda, ma anche quattro Scuole di arti e mestieri tra cui un Corso di rammendo e rimaglio. «Non condivido l’idea dell’usa e getta quando tra le cose gettate c’è anche il valore della storia e della tradizione artigianale», spiega Cucinelli. «Penso che un agire garbato sia quello di riconoscere il valore di tutte le cose che ne hanno uno. Accomodare a mano un capo in cashmere fa parte della tradizione artigianale, cioè umanistica, per questo si tratta di un’azione etica e culturale. La stessa che più in larga scala ho voluto realizzare a Solomeo col Progetto per la Bellezza, dove al posto di opifici in disuso ho piantato campi di grano, girasoli, alberi da frutto. Affidando il compito di ricucire, unire i margini a piante, arbusti e prati».

Anonimi veneziani. Erano bastati pochi minuti di scosse del terribile terremoto del 2012 per incrinare i decori floreali del raffinatissimo lampadario in cristallo ambra e oro, alto 5 metri, che dal 1933 illuminava il salone del comune di Santagostino, nel ferrarese (pare messo lì da Italo Balbo). Oggi quelle opere sono tornate al fulgore originario grazie al restauro degli anonimi vetrai del Consorzio Promovetro di Murano e presto saranno restituite all’Emilia. Ma sino a fine febbraio si possono ammirare al Museo del Vetro dell’isola, insieme alle tappe della riparazione artistica col vetro incandescente.

Ri(n)saldare Marghera. Si chiude nella laguna veneta il nostro viaggio tra i rammendi: prossima fermata del cantiere in movimento del G124, Marghera-Mestre. Qui il tutor Raul Pantaleo, cofondatore di TAMassociati – team curatoriale del Padiglione Italia alla prossima Biennale di architettura di Venezia (studio Tam) – sta raccogliendo idee insieme ai giovani di Piano. Il bioarchitetto quell’area la conosce bene: il suo studio ha firmato i progetti di alcuni pluripremiati ospedali di Emergency in Sudan, ma anche il poliambulatorio che Gino Strada ha voluto a Marghera. «Nel nostro rammendo cercheremo di affrontare i temi dell’inquinamento ambientale e della disoccupazione in luoghi al confine tra terraferma e laguna, dove il lavoro cambia, si perde e si trasforma. Stiamo cercando di individuare una piccola azione che possa valorizzare le “scintille” già presenti sul territorio. Stiamo ascoltanto gli abitanti. E ancora una volta ci verranno in aiuto i volontari di Emergency. Che di ricucire i pezzi, se ne intendono parecchio».

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