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La prossima sfida dei Bric si gioca tutta nelle città

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favelasIl movimento sociale che ha scosso il Brasile a giugno è stato animato da studenti, in grande misura di classe media, che hanno manifestato la crescente insoddisfazione per l’asimmetria tra accesso a beni di consumo e capacità di orientare le politiche pubbliche. Che sia successo proprio in Brasile, tra i quattro Bric, non è casuale. In nessun altro coesistono tolleranza politica e pluralità democratica, diffusione dei social network e di Internet e, soprattutto, alti indici di urbanizzazione.

L’essere umano è un animale non solo sociale ma anche urbano: la città rende liberi, produttivi, ricchi e felici. Nessuno dei milioni di contadini che negli ultimi decenni si sono trasferiti dalle campagne alle città, magari sfidando rigide norme, come l’hukou, che regolano le migrazioni in Cina, è a conoscenza della tesi di Edward Glaeser, professore a Harvard. Ma è un dato di fatto che per la prima volta nella storia più della metà degli abitanti del pianeta vivono in città (erano 14% nel 1900); che la crescita delle città produce maggiore efficienza economica e sviluppo; e che la relazione tra dimensione delle città e povertà è inversa. Ma le differenze tra paesi rimangono importanti. Mentre in Brasile la popolazione urbana rappresenta l’84% del totale (censimento 2010) e in Russia arriva al 74% (2011), in Cina ha superato il 50% solo nel 2012 (era 49% nel censimento 2010) e in India non è che al 31% (2011). Shanghai e Pechino, Mumbai e Delhi possono pure essere mega-metropoli di decine di milioni di abitanti, ma concentrano appena il 30% della popolazione cinese e indiana; invece un russo ogni nove vive a Mosca e San Pietroburgo, un brasiliano su dieci a San Paolo e Rio de Janeiro.

 

Le immagini delle megalopoli possono tradire, in realtà considerando l’effetto dell’urbanizzazione sul reddito in Cina, le città cinesi sono più piccole del dovuto. Spingere l’acceleratore della crescita urbana è diventato un imperativo in Asia. Li Keqiang, nel discorso programmatico di marzo, ha indicato che tra poco più di un decennio il 70% dei cinesi dovrà abitare in città. Vuol dire aumentare di quasi 250 milioni la popolazione non solo delle grandi città, ma anche di quelle medie. Secondo i calcoli McKinsey, nel 2025 in Cina ci saranno 221 città con almeno un milione di abitanti (in Europa sono 35). In India, già nel 2007 Manmohan Singh considerava vicino il momento in cui mezzo miliardo di cittadini sarebbero stati in città.

Perpetuare le tendenze del recente passato rischia di essere insostenibile. Le favelas non sono più solo un luogo di povertà, ma rimangono prive dei servizi sociali essenziali. E dove questi esistono sono il risultato di investimenti privati e servono dei clienti, non dei cittadini. Due terzi della popolazione di Mumbai vive in slums, magari a poche decine di metri dalle residenze principesche delle star di Bollywood. A Bangalore, grazie al successo dell’informatica la popolazione è cresciuta del 40% negli ultimi 10 anni, la superficie costruita del 25 per cento. Il mismatch ha prodotto maggiore congestione.

Il rischio che queste lezioni non siano sufficienti è sempre latente, ma per il momento l’ottimismo è legittimo. Il prossimo salto dell’urbanizzazione potrà accompagnare il rebalancing dell’economia cinese verso un modello di sviluppo fatto di maggiore produttività, non solo di costi salariali ridotti all’osso; di domanda interna dinamica, non solo di politiche commerciali mercantilistiche; di utilizzo più intelligente delle risorse naturali. Secondo le notizie filtrate, è proprio perché la prima versione non era abbastanza ambiziosa sul fronte delle riforme che Li Keqiang ha chiesto alla National Development and Reform Commission di riscrivere il piano di politiche urbane entro cui verranno spesi 40 miliardi di yuan.

Rivoltando Gandhi sulla sua testa, i veri Bric si trovano non nei villaggi che vanno spopolandosi, ma nelle loro grandi città. Che sono destinate a crescere grazie alla nascita di nuove realtà e alla migrazione dalle zone rurali a quelle urbane. Rendendo sempre più necessario pianificare la crescita fisica delle agglomerazioni per renderle compatibili con la dinamica demografica e lo sviluppo economico.

ilsole24ore.com

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-08-01/prossima-sfida-bric-gioca-071253.shtml?uuid=Abp1jIJI

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