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Italiano medio

Ce lo meritiamo Maccio Capatonda?

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di Marcello Macchia. Con Marcello MacchiaLuigi LucianoEnrico VentiLavinia LonghiBarbara Tabita Italia 2015

I coniugi Verme (Macchia/ Maccio Capatonda e Luciano/Herbert Ballerina), quando una maglietta della nazionale si restringe in lavatrice, decidono di fare un figlio per utilizzarla ma quando il bambino nasce arriva in Italia la tv a colori e i due lo trascurano ipnotizzati dal piccolo schermo. Il bambino, per reazione, rifiuta i condizionamenti della televisione e sviluppa una forte coscienza ambientalista. Giulio (Macchia) arriva all’università e la commissione di laurea, sfinita dalla noiosità della sua impegnatissima tesi gli dà un “110…e basta!”, purché si levi dai piedi. Conosce la altrettanto impegnata – ma più fattiva – Franca (Longhi) e se la sposa e lavora da operaio in centro di raccolta differenziata. Quando la moglie parte per una missione di solidarietà in Africa lui, dopo aver resistito alle avances della vistosa vicina Sharon (Tabita), viene visitato dal testimone di Geova Alonzo (Luciano), al quale confida le proprie frustrazioni e qusti gli dà una pillola; convinto che sia un rimedio per ampliare l’intelligenza, Giulio la ingoia e Alonzo gli spiega che otterrà invece una riduzione al 2% delle facoltà intellettive. I due, ridotti allo stadio di italiani da curva dello stadio, vanno in una discoteca e lui – che ha convinto il buttafuori (Venti/Ivo Avido) di essere Gullitt – se la spassa parecchio, alla fine ruba un suv e, strafatto, sconcia il parco alla cui salvaguardia si era sino ad allora dedicato contro le mire speculative del costruttore Cartelloni (Franco Mari/Rupert Sciamenna). L’indomani ritorna in sé e scopre che il suo atto vandalico ha avuto l’effetto di creare un vasto consenso sulla sorte del parco. Si unisce alla organizzazione ambientalista-estremista Mobbasta, guidata da Rita Levati Mocassini (Gabriella Franchini) e decide con loro di allargare l’impegno alla salvaguardia dell’acqua, inquinando la rete idrica della città. Quando sta per scaricare tonnellate di rifiuti nella centrale è, però, preso dagli scrupoli e va in Via del Tutto Eccezionale dove Alonzo esercita come trans e si fa dare altre pillole. Nel frattempo sposa Sharon, insieme alla quale, unendo i loro due appartamenti, mette su una casa di un kitsch assoluto. La sua tamarraggine (ormai passa allo stadio 2% automaticamente, senza la pillola) gli fa guadagnare il ruolo di concorrente di Mastervip, il reality che premia il prtecipante più cinico, del quale è giudice Cartelloni. Franca, preoccupata per i suoi silenzi, torna in Italia e, scioccata dalla nuova vita di Giulio, decide di andare con Sharon alla finale di Mastervip per capire l’accaduto; qui incontrano Alonzo e capisce che non esiste alcuna pillola ma che Giulio ha una doppia personalità.

Niente come la comicità si adegua camaleonticamente all’audience ed ai media e, naturalmente, ogni nuovo passaggio vede schiere di nostalgici negatori delle novità; è stato così per ogni passaggio: dal teatro al cinema, dal varietà al cabaret, dal cinema alla televisione, dalla televisione al web (probabilmente, nel passato ci sarà stato chi avrà preconizzato la fine della comicità quando i giullari di corte sono diventati comici dell’arte). Eccoci quindi con una nuova generazione di commedianti nati sul web e, come è successo, ad esempio, con I soliti idioti, con Willwoosh, e con Frank Matano, gli altri mezzi li utilizzano, stravolgendo parzialmente le loro peculiarità. Così è stato per Maccio Capatonda e la sua banda; il successo del web la ha portato alla radio, alla televisione, alla discografia (nelle vesti del cantante Mariottide) e ora al cinema. Un successo che dura non è mai casuale e Macchia/Capatonda, pur con tutti i difetti di un esordio frettoloso, dimostra di avere buoni riferimenti cinefili (Italiano medio contiene rimandi a Matilde 6 mitica, a Fight club, ad Arancia meccanica, a Limitless) e, soprattutto di aver presente la lezione sordiana, pur con qualche inceppo di moralismo. A scanso di equivoci diciamo subito che il Giulio Verme/ italiano medissimo ce lo meritiamo, prima che qualche soloncino ce lo chieda altezzosamente.

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