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Io prima di te (Me Before You)

Quasi amanti (dalla vita in su)

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di Thea Sharrock. Con Emilia ClarkeSam ClaflinCharles DanceJenna ColemanMatthew Lewis USA 2016

Will Traynor (Claflin) è un giovane finanziere e sportsman di grande successo. Una mattina si attarda a letto con la fidanzata Alicia (Vanessa Kirby) e quando corre per andare al lavoro viene investito da una moto. In un paesino del Galles, dove la famiglia Traynor possiede un castello, vive Lou Clarke (Clarke), che ha appena perso il lavoro di cameriera in un pub e deve aiutare la sua famiglia: il padre disoccupato Bernard (Brendan Coyle), la madre Josie (Samantha Spiro), la sorella Katrina (Coleman), madre nubile del piccolo Thomas (Henri Charles) e il nonno (Alan Breck). L’ufficio di collocamento la indirizza dai Traynor che cercano una persona che tenga compagnia a Will, costretto su di una carrozzella dalla quadriplegia in conseguenza dell’incidente. La madre, Camilla (Janet McTeer) la assume subito – nonostante la sua palese inesperienza – e la accompagna dal figlio, che è in compagnia del fisioterapista Nathan (Stephen Peacoke) e fa dei versi scomposti (si diverte a impressionare gli sconosciuti, imitando il protagonista de Il mio piede sinistro). Nathan le spiega che il suo compito sarà solo di tenere compagnia a Will ma questi la invita ad uscire dalla stanza e a lasciarlo solo. Andrà così per molti giorni, finché i caparbi tentativi di Lou – che stava per lasciare il lavoro ma la sorella la aveva pregata di non farlo, per consentirle di riprendere gli studi – non convinceranno il ragazzo a farla entrare e a vedere con lei il dvd di Uomini di Dio (che li commuove entrambi). Will comincia a lasciare che Lou lo distragga e lo porti in giro ed è divertito da quella ragazza spontanea e diretta e dal suo buffo e variopinto abbigliamento (lei coltiva il sogno di studiare moda per diventare stilista). Una sera si fa addirittura invitare alla festa di compleanno della ragazza e lì conosce la sua famiglia eil fidanzato Patrick (Lewis), un piccolo imprenditore, maniacalmente sportivo, che si ingelosisce subito (di lì a poco la loro storia finirà). Will – che ha dato un lavoro come sovrintendente ai lavori del castello al padre di Lou – riesce anche a superare lo shock della visita di Alicia e del suo migliore amico Rupert (Ben Lloyd-Hughes), che gli annunciano il loro fidanzamento. Lou lo convince addirittura ad andare al loro matrimonio e lì lo porta in pista e balla, flirtando con lui, seduta sulle sue ginocchia per far indispettire Alicia. Al ritorno dalla festa, Will le chiede di stare in macchina qualche minuto: da tempo non stava così bene e vuole prolungare un po’ quella sensazione. Gli strapazzi di quei giorni, però influiscono sulla sua fragile struttura e Nathan deve spesso intervenire per rimetterlo in sesto; una crisi polmonare è più grave di altre e Lou non si muove, giorno e notte, dalla sua stanza. Lui si riprende ma da una lettera proveniente dalla Svizzera, che provoca una dolorosa discussione tra la madre e il padre (Dance) di Will, lei viene a sapere che lui ha concesso ai genitori di rimanere a casa per sei mesi prima di sottoporsi all’eutanasia in una clinica specializzata. La prima reazione della ragazza è di andarsene ma poi, decide di farsi dare un budget che spenderà per fare con lui tutto quello che può farlo il più possibile felice. Vanno alle corse, a un concerto, si avventurano rischiosamente tra i merli del castello, dove Will ha trascorso i momenti sereni della sua infanzia e, infine, partono con Nathan per una vacanza da sogno alle Mauritius. Qui tutti e tre si divertono come adolescenti e, una sera che Nathan accompagna in albergo una biondina (Lilly Travers) che ha rimorchiato, Will chiede a Lou di dormire con lui e a letto la bacia e lei gli si stringe contro. L’ultima sera di vacanza lei gli chiede se ha ancora intenzione di andare in clinica – sperando di essere riuscita a fargli cambiare idea – e lui, raggelandola, le spiega che nulla è cambiato: meglio morire con un bel ricordo che patire le sue quotidiane sofferenze con il timore che l’amore di lei si tramuti in compatimento. Lei, piangendo, lo accusa di egoismo e quando rientrano se ne va, dicendo a Lady Camilla che non vuole il salario perché ha fallito. A casa, suo padre la invita a ripensarci e ad accettare, per amore, la decisione dolorosa di lui. Lei corre in Svizzera e fa in tempo ad abbracciarlo per l’ultima volta. Alla fine la vediamo a Parigi – nel bar del quale lui le aveva tanto parlato – dove studia moda grazie ad un lascito di Will.

Amore e malattia, amore e morte sono temi ricorrenti nella letteratura e nel cinema melò, basti pensare a Love story (leucemia), Autumn in New York (neuroblastoma cardiaco), Amore e altri rimedi (Parkinson precoce); la scrittrice Jojo Moyes, forte di questa tradizione ha sfornato nel 2012 il bestseller da cui è tratto il film – avendo anche presente il blockbuster Quasi amici, uscito un anno prima – e lo ha anche sceneggiato. Ora, va detto che una legge non scritta del cinema impone di non affidare  all’autore di un romanzo l’adattamento per lo schermo di un suo romanzo; il motivo è semplice: spesso quello che sulla pagina funziona ed ha un senso, sullo schermo non ha affatto la stessa efficacia ma chi ha scritto un romanzo (specialmente se di successo) rischia di essere troppo affezionato alla propria opera per adattarla alle nuove esigenze. Questo è forse il difetto più vistoso di Io prima di voi: i blocchi di racconto sono un po’ sfasati e alcuni personaggi – il fidanzato di lei, gli amici di lui e la simpatica pettegola (Joanna Lumley) alla festa di nozze –  che, nello scritto, danno colore, sullo schermo – che esige maggiore linearità – sono incongrui con il racconto. La regista, per la sua parte, ha una bella storia di teatro alle spalle ma è alla sua opera prima per il cinema e non ha, probabilmente il mestiere sufficiente per correggere questi errori. Per il resto, però, la sua direzione è scorrevole e gli attori sono ben scelti e ben diretti. Emilia Clarke, tra gli altri, reduce dal ruolo della Madre dei Draghi ne Il trono di spade, trova spesso le smorfiette giuste per accattivare il pubblico al suo personaggio. Una menzione per Jill Taylor, costumista di molti film dell’esigentissimo Woody Allen, che con i suoi variopinti vestiti, scarpe e collant degni dell’Ape Maya, sottolinea perfettamente l’estroversione di Lou.

 

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