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Io, Arlecchino

di Matteo BiniGiorgio Pasotti. Con Giorgio PasottiRoberto HerlitzkaValeria BilelloLunetta Savino, Gianni Ferreri.  Italia 2015

Paolo (Pasotti) è un divo televisivo in crescita, viene da buone scuole di recitazione ma il successo gli derivadalla conduzione di talk dedicati al gossip; il suo agente Mauro (Massimo Molea) gli ha fatto ottenere un con-tratto per il suo primo programma di prima serata e la sua ragazza, la show-girl Francesca (Lavinia Longhi)insiste per essere nel programma (cosa che le riuscirà perché va a letto anche con Mauro).In piena fibrillazioneper la preparazione dello show a Paolo arriva una telefonata che gli comunica che il padre Giovanni (Herlitzka)è ricoverato in ospedale; lui parte per Cornello del Tasso, il suo paese nel bergamasco, sicuro di tornare presto.Giovanni, vecchio attore da sempre impegnato nella ricerca sulla Commedia dell’Arte e nell’approfon-dimento del personaggio di Arlecchino, è stato dimesso dalla clinica ma è chiaro che le sue condizioni nonsono affatto buone (anche se lui tenta di nasconderlo). Paolo è ancora risentito con quel padre assente che,gli era sempre apparso anaffettivo e concentrato solo sulla sua arte. Appena arrivato ha un piccolo scontrocon Cristina (Billello), una giovane attrice della compagnia del padre che lo accudisce in piena libertà di movi-mento nella loro casa. Frugando tra le carte e palando con il padre, però, scopre la tenerezza con cui luilo ha sempre amato, seguendone trepidante la carriera ed entra in contatti con gli altri membri della compagnia-oltre a Cristina – con la quale si è riappacificato- ci sono Maria (Savino), Giuseppe (Ferreri) e Dario (EugenioDè Giorgi), tutti generosamente impegnati nell’affiancare i costanti approfondimenti del vecchio attore nelCercare il tono perfetto della vecchia Commedia. Tra Paolo e Cristina nasce qualcosa e lui rimanda, nonostantele continue allarmate telefonate di Mauro, il rientro per lavorare alle prove dello show. Alla fine sarà Giovanni,continuando a mentirgli sul proprio stato di salute, a convincerlo a rientrare ma, di lì a poco un’altra telefonatagli comunica la morte del padre e lui, tornato per il funerale, vede la sincera disperazione dei compagni dilavoro che hanno perso una persona cara ed il perno del loro prezioso impegno. Alla prima dello spettacolotelevisivo Paolo, a sorpresa, si presenta vestito da Arlecchino e apre con un discorso sull’arte e la mediocritàche gli vale la cacciata dalla televisione. Paolo torna al paese e, mettendo a frutto gli insegnamenti del padre,continua con Cristina e con gli altri a portare in giro i testi della Commedia dell’Arte.Pasotti è alla sua prima regia e – così come con la sua prima sceneggiatura, La prima stella cadente, avevapreferito lasciarne la regia a Giulio Base – ha chiamato ad affiancarlo Matteo Bini (anche lui al primo lungo-metraggio ma con un folto curriculum i corti). L’operazione è condotta con grande serietà e il cast tecnico edartistico è di prim’ordine; non a caso accanto ai volti teatrali noti appare Eugenio Dè Giorgi, da sempre impegnatonella ricerca e rappresentazione di testi della Commedia dell’Arte. Ci sono, inevitabilmente, ingenuitànarrative (tutto il discorso sulla televisione cattiva maestra è una facile semplificazione) ma la freschezza delracconto, l’accuratezza delle riprese, la qualità della recitazione (Pasotti ha vinto alla festa di Roma il premioLaika come miglior attore) e, soprattutto, il richiamo alla grande tradizione della Commedia – l’unico veroportato culturale della nostra tradizione – con inevitabile riferimento a Moretti e Soleri, indimenticabili Arlecchinidi Strehler, ne fanno un film nuovo ed interessante.