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Il libro della giungla (The Jungle Book)

Disney feat Kipling: bella jam session

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di Jon Favreau. Con Idris ElbaScarlett JohanssonLupita Nyong’oChristopher WalkenGiancarlo Esposito USA 2016

I nomi degli interpreti del film – a parte Neel Sethi che è Mowgli – sono quelli degli attori americani ed italiani che doppiano gli animali.

Mowgli (Neel Sethi) è un ragazzo che è stato trovato piccolissimo nella giungla dalla pantera Bagheera (Ben Kingsley/Toni Servillo) e da lei affidato alla lupa  Raksha (Nyong’o/Violante Placido), che lo ha cresciuto nel suo branco, capeggiato da Akela (Esposito/Luca Biagini). Mowgli, ora dodicenne, deve affrontare costanti sfide per essere al passo con il branco ma, per superarle, spesso utilizza “trucchi umani” – ad esempio la costruzione di rudimentali corde – guadagnandosi i rimbrotti di Bagheera e di Akela. Un giorno, durante la siccità, quando tutti gli animali osservano la Tregua dell’Acqua, che consente a tutti, cacciatori e prede, di abbeverarsi senza pericolo nell’ultima pozza d’acqua rimasta, arriva la tigre Shere Khan (Idris Elba/Alessandro Rossi), che odia gli uomini (ha sul muso e in un occhio i segni di bruciature, prodotte da un uomo) che, fiutato l’odore di Mowgli, minaccia i lupi: finita la siccità dovranno consegnarglielo, altrimenti considererà anche loro suoi nemici. Arriva la stagione delle piogge e i lupi si riuniscono per decidere il destino del ragazzo ma lui comunica loro che, per la loro sicurezza (la Legge dei lupi è inequivoca: il branco viene prima degli individui) lascerà la giungla e, accompagnato da Bagheera, andrà al villaggio degli uomini. Nel viaggio, incontrano un gruppo di elefanti e la pantera si inchina davanti a loro e dice a Mowgli di fare altrettanto: sono loro ,gli dice, con la loro forza e le loro zanne, i creatori della giungla. Poco dopo vengono trovati da Shere Khan, che ferisce Bagheera in combattimento, mentre il ragazzo riesce a scappare, mescolandosi ad una mandria di bufali . Mowgli, mentre cerca la pantera, si imbatte in Kaa (Johansson/Giovanna Mezzogiorno), un enorme pitonessa che lo ipnotizza per mangiarlo e, mentre è in trance, lui rivive il segreto della propria origiine: quando era piccolo, Shere Khan aveva ucciso uccise suo padre, che, prima di morire, per salvare il bambino aveva aggredito la tigre con una torcia (il “fiore rosso”, tanto temuto dagli animali), ferendola. All’ultimo momento, mentre Kaa sta per ingoiarlo, interviene l’orso di Baloo (Bill Murray/Neri Marcorè), che uccide il serpente. In cambio Baloo gli chiede di raccogliere il miele per lui – che ne è ghiotto ma non vuole farsi pungere dalle api – e Mowgli, grazie ai suoi “trucchi umani”, riesce a farlo con pochi danni; quando poi l’orso gli propone di rimanere con lui, il ragazzo accetta. Intanto, Shere Khan era andato dal branco dei lupi e, furioso per l’assenza di Mowgli, aveva ucciso Akela ed era rimasto nel territorio, in attesa dal ritorno della sua preda. Bagheera ritrova, una sera, Mowgli e, dopo aver litigato un po’ con Baloo, lo esorta a riprendere, l’indomani mattina, il viaggio verso il villaggio degli uomini. All’alba, però, Mowgli si allontana e, vedendo gli elefanti disperati perché un cucciolo è finito in un fosso, costruisce una sorta di imbracatura e lo salva, ottenendo così la loro riconoscenza. A questo punto, sentendosi sicuro di sé, avrebbe deciso di rimanere nella giungla con Baloo ma sarà questi che, per costringerlo ad andare a salvarsi, fingerà di non volerlo con sè Mowgli, triste e deluso, si rifugia su di un albero dove viene rapito dalle scimmie che lo portano dal loro re Louie (Walken/Giancarlo Magalli) uno orango gigante che vive in un tempio abbandonato; lo scimmione cerca di convincere Mowgli a portargli il “fiore rosso” e, quando il ragazzo gli dice di non averlo, non credendogli, lo minaccia. Sopraggiungono Baloo e Bagheera che portano fuori Mowgli ma durante la battaglia che ne segue, Louie, prima di finire sotto le macerie del tempio, rivela a Mowgli che Akela è stato ucciso da Shere Khan. Mowgli decide di tornare a vendicarsi e, raggiunto il villaggio degli uomini, ruba una torcia accesa e corre dal branco per affrontare la tigre; le scintille che escono dalla torcia, sviluppano, però, un incendio nella giungla e, quando giunge alla pozza d’acqua, dove si sono rifugiati tutti gli animali, la tigre lo accusa di essere pericoloso come tutti uomini. Lui, che non si era avveduto dell’incendio, getta la torcia nell’acqua ma così rimane indifeso di fronte a Shere Khan che lo attacca; Bagheera, Baloo e i lupi si lanciano contro la tigre, permettendo così a Mowgli di fuggire. Lui, prepara una sorta di trappola su di un albero morto e riesce a far finire Shere Khan tra le fiamme. Intervengono i suoi amici elefanti spengono che deviano il fiume, spegnendo l’incendio. I lupi hanno in Raksha il nuovo capobranco e Mowgli decide di rimanere nella giungla.

Dal Libro della giungla di Kipling sono stati tratti 7 film con attori (compresa la splendida riduzione del ‘42 di Zoltan Korda, con Sabu nel ruolo di Mowgli, la più aderente all’epica colonialista dello scrittore)    e 6 film d’animazione. Il più famoso di questi ultimi è quello del ’67 diretto da Wolfgang Reitherman – l’ultimo della vita di Walt Disney, morto durante la lavorazione – e questo ne è un remake con le bestie animate al computer. Jon Favreau (Cowboys and Aliens e i primi due Ironman) ha accettato la scommessa (comprese le variazioni rispetto al testo originale: ad esempio, il pitone Kaa è nel libro uno degli amici-educatori di Mowgli ed è lui che lo salva dalle scimmie, che peraltro vivono nella completa anarchia e non hanno nessun capo, così come il racconto nel quale il ragazzo salva l’elefantino ha un altro protagonista) ed ha seguito la traccia del cartoon – cambiandone però il finale – addirittura mantenendo due canzoni (Lo stretto indispensabile e Voglio essere come te), in un film che non è certo un musical. Non è un caso che i due brani musicali siano molto jazz: il film è una sorta di riuscita jam session tra Disney, Kipling e le nuove impressionanti tecnologie di live action. Chissà cosa ne direbbe George Sadoul – autore della fondamentale Storia generale del Cinema – che di Disney odiava i documentari come Il deserto che vive, con gli animali umanizzati. A me è piaciuto e al pubblico – si direbbe dai primi incassi – anche. E’ comunque cinema, ben fatto e pieno di fantasia. Non basta?

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