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Corviale, la grande ambizione

Il recupero del «grattacielo orizzontale» lungo un chilometro sulla via Portuense realizzato nel 1982, trent’anni dopo il modello francese di Le Corbusier a Marsiglia.
Mentre a Marsiglia gli appassionati di architettura si recano in pellegrinaggio per ammirare nell’Unité d’habitation di Le Corbusier uno splendido esempio di domicilio «collettivo», Roma è la meta di chi intende constatare le conseguenze che può avere la cattiva gestione su un apprezzabile progetto dello stesso tipo. Corviale, il «grattacielo orizzontale» lungo un chilometro sulla via Portuense, realizzato (1982) trent’anni dopo il modello francese, riceve un flusso continuo di studenti e studiosi divisi tra l’apprezzamento per l’opera di Mario Fiorentino e lo sconforto per le sue condizioni.

Ma quello che è stato per tanti anni un ghetto del malessere sociale con il tempo ha ripreso le sue funzioni tornando a diventare un «quartiere concentrato». Le forme abitative degli inquilini (oggi 5 mila) sono via via migliorate fino a spingerne il 70% a pagare l’affitto. Da anni sono arrivati il mercato, scuole, servizi sportivi, spazi sociali, uffici comunali. Il IV piano, che doveva essere il centro pulsante del gigantesco edificio con i suoi negozi e servizi pubblici, resta ancora nelle mani degli abusivi. Gli ascensori vengono periodicamente distrutti e non manca chi vive malamente. Ma dal momento che «todo cambia» (come cantava Mercedes Sosa), anche per Corvialone le cose stanno per cambiare. Da un paio d’anni Regione e Ater hanno deciso di trasformare la tipologia del flusso di visitatori del maxi-edificio: verranno a vedere come si rigenera un quartiere speciale finito nel degrado. L’ambizione è grande: far diventare Corviale un modello di recupero architettonico, urbanistico e sociale. Tutto sembra pronto per l’inizio dei lavori: verranno fatti seguendo una visione organica che superi la logica dei «rattoppamenti», da attuarsi in tre fasi scandite da concorsi internazionali. La spesa, una ventina di milioni.

Domanda inevitabile: per una somma in fondo così modesta si è consentito di far nascere e dilagare il mito di un quartiere malnato e peggio vissuto, luogo di alienazione e disperazione? Se fra due-tre anni, quando sarà rigenerato, Corviale diventerà un’unità di abitazione modello verrà confermata una tragica e splendente verità: sono le incapacità, le incompetenze, le male intenzioni politiche e amministrative a degradare la città, i suoi quartieri più fragili, i suoi edifici più significativi. I soldi sono un problema minore, spesso un alibi dell’inerzia. Quando ci sono buoni progetti e buoni propositi le cose possono cambiare. Anche per Corvialone. Ma bisogna vigilare per mantenere questa speranza.

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