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Ciao Pino

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pino danielePerchè Pino è stato importante e soprattutto perchè Pino è stato importante per le periferie? Perchè quando Pino ha preso in mano la chitarra e ha rivoluzionato la musica napoletana questa era ormai una larva della grandezza di un tempo, era alla periferia dello show business non solo internazionale ma anche nazionale.

Ho un ricordo personale di Pino quando, perfetto sconosciuto, arrivò a Salerno al Circolo d’Ottobre che allora gestivo con altri compagni e ci sconvolse con “Na tazzulella e cafè”. Noi eravamo spaccati – come solo la sinistra extraparlamentare sa essere spaccata – tra la corazzata potemkin, le canzoni di lotta e chi – come me – amava il rock. Ma Pino ci mise subito, e d’incanto, tutti d’accordo: mi ritrovai ad applaudire entusiasta, insieme ai miei amici frikkettoni, in perfetta sintonia con Chio  Chiò acerrimo cantore della canzone popolare di protesta: era la sintesi che non riuscivamo a darci tra innovazione e tradizione, tra internazionalismo e genius loci, tra divertimento e impegno (non dimenticatevi ch’era il tempo in cui Eduardo Bennato si lamentava, in musica, che il suo maestro Roberto De Simone lo tacciasse di tradimento perchè – invece di militare nella Nuova Compagnia di Canto Popolare col fratello Eugenio – faceva il cantautore rockettaro).

E Pino veniva dalle periferie dell’impero musicale anglosassone che allora, come sempre, spadroneggiava. Non era ancora nata la world music. Il rock era roba da inglese e poi arrivò lui, dalla periferia – dal sud cafone, e ci fece scoprire che il rock era anche roba nostra, era anche roba del mediterraneo, del calore, dell’amore che solo il sud sa mettere nelle cose.

Grazie Pino: la tua lezione non la dimenticheremo mai e – da tutte le periferie del mondo – impugneremo le nostre chitarre e canteremo in tutte le lingue del mondo la nostra gioia, la nostra amarezza, la nostra voglia di cambiare, COME CI HAI INSEGNATO TU.

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