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A Villa Certosa i Venerdì Culturali da Chourmo

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A ridosso di Tor Pignattara c’è Villa Certosa, un quartiere di Roma che prende il nome dai monaci certosini, insediatisi nell’antica villa romana tra il ‘700 e l’800. Qui all’incrocio tra via Alessi e via dei Savorgnan c’è Chourmo, un’accogliente e graziosa enoteca diventata un luogo d’incontro per le attività più svariate. Dalle riunioni del gruppo di acquisto solidale, formatosi tra le famiglie residenti, agli appuntamenti del jazz e della cultura. Il nome del locale s’ispira ad un opera dello scrittore Jean-Claude Izzo. Su di una parete c’è, infatti, scritto:

Lo scopo era che la gente si incontrasse. Si immischiasse come si dice a Marsiglia. Degli affari degli altri e viceversa. Esisteva uno spirito Chourmo. Non eri di un quartiere o di una cité. Eri Chourmo. Nella stessa galera a remare! Per uscirne fuori. Insieme.

Nelle suddette parole dello scrittore marsigliese si condensa la filosofia dell’enoteca dove, da quest’autunno, sono incominciati i Venerdì Culturali, una serie di incontri finalizzati a recuperare la memoria storica di Villa Certosa con esperti e studiosi che contribuiranno ad arricchire le conoscenze storiche, architettoniche, paesaggistiche del quartiere.

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La rassegna è iniziata venerdì 17 ottobre con la presentazione del progetto CityTelling: per un archivio della memoria, che vedrà l’avvio proprio nel quartiere di Tor Pignattara. Lo ha illustrato Stefania Ficacci, una giovane ricercatrice di storia orale, autrice tra l’altro di un bel volume di storia locale intitolato Tor Pignattara. Fascismo e Resistenza di un quartiere romano.

Il progetto, promosso dalle Associazioni culturali GoTellGo e Thamus: ricercare per raccontare, in collaborazione con altri soggetti istituzionali promotori in via di definizione, è nato con l’obiettivo di raccogliere e rendere accessibile alla comunità le memorie private dei cittadini e delle organizzazioni residenti nel quartiere di Tor Pignattara.

Stefania Ficacci ha spiegato che si tratta di riunire e conservare quei materiali privati che compongono gli archivi di famiglie, imprese e associazioni per poter trasmettere esperienze comuni di vita, di lavoro, d’impegno sociale e culturale, facilitando così la possibilità che questi documenti diventino patrimonio culturale dell’intera comunità.

La costituzione di un patrimonio culturale comune consente sia di mettere in condivisione le memorie e le esperienze dei singoli,  sia di educare i residenti in genere e le generazioni future ad una maggiore sensibilità e responsabilità verso questo patrimonio, inteso come strumento indispensabile per promuovere una cittadinanza attiva e responsabile verso il bene comune. La raccolta di materiali come fotografie, video, cartoline, lettere, diari, interviste permetterà, quindi, di costruire una banca dati, definita Archivio digitale delle Memorie di Quartiere, attraverso la quale sarà possibile promuovere differenti percorsi di conoscenza della storia del quartiere nell’arco temporale che va dal 1900 fino agli anni più recenti.

Il progetto ha come attori principali i cittadini residenti (intesi come abitanti e frequentatori del quartiere) e le imprese commerciali di interesse storico, le associazioni che promuovono cultura e servizi sociali, le scuole sia pubbliche che private e le istituzioni politiche e religiose che si riconosceranno nelle finalità del progetto.

Ogni persona fisica o organizzazione sarà invitata a presentare ai responsabili del progetto il materiale ritenuto interessante alle finalità del lavoro di ricerca, durante le giornate di raccolta organizzate sul territorio. I responsabili della ricerca, in base a criteri di scelta e di opportunità ai fini del raggiungimento degli obiettivi del progetto, individueranno il materiale che potrà essere trattato in modalità informatica e archiviato secondo gli standard vigenti per la conservazione e diffusione dei materiali d’archivio.

Dall’archivio, così costituito, saranno individuate dal gruppo di ricercatori una serie di tematiche che andranno a costituire il materiale digitale utile per l’allestimento dii percorsi museali virtuali, che verranno allestiti per mezzo del software open source MOVIO, reso disponibile dal Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo. Questo sistema è concepito come uno strumento per promuovere l’accessibilità e la fruibilità dei contenuti culturali digitali appartenenti a una mostra o itinerario o percorso culturale che si voglia presentare.

La mostra digitale si configurerà, dunque, come uno spazio per la scoperta non solo della diversa documentazione raccolta, ma anche dei relativi temi e proporrà chiavi di lettura delle medesime attraverso opportuni percorsi, definiti dal curatore, in grado di valorizzare e rendere accessibili i dati disponibili attraverso diversi oggetti digitali (testi, immagini, audio, video ecc.).

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